Il Comune ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento scaturito dall’inchiesta sulla gestione della piscina olimpionica chiedendo un maxi-risarcimento di tre milioni di euro a carico dei sette imputati. L’istanza è stata avanzata ieri dall’ente, attraverso l’avvocato Francesco Iacopino, nella prima udienza preliminare che s’è svolta davanti alla gup Romina Rizzo. A rappresentare l’accusa due pubblici ministeri: il procuratore Giuseppe Capoccia ed il sostituto Alessandro Rho. La cifra richiesta dal Palazzo di piazza della Resistenza comprende danni patrimoniali e non. Per quanto riguarda la perdita economica, vengono elencati: il «danno emergente» per le «somme erogate dall’ente per il pagamento delle utenze della piscina per complessivi 1.264.290,75 euro»; poi, il denaro «non percepito dal Comune» per la mancata corresponsione da parte del consorzio Daippo (ex affidatario dell’impianto) dei canoni di concessione per l’utilizzo «sine titulo» della struttura per cinque anni (periodo remunerato dalle mensilità pagate dagli utenti); e i presunti «accordi collusivi tra gli imputati» che avrebbero indotto l’ente a «procedere con l’affidamento diretto del servizio», procurando un «ingiusto vantaggio» al sodalizio natatorio. Infine, il danno di immagine gravato sul Comune. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Crotone