«Io da fiera dipendente del S. Anna Hospital non posso che rimanere basita davanti l'indifferenza delle istituzioni che lasciano morire l'eccellenza e da possibile utente sono profondamente spaventata al solo pensiero di dover prima o poi affrontare un viaggio della speranza per potermi far curare da quegli stessi medici che vedo nella quotidianità dei miei giorni! Un solo appello, ora più che mai, non fate morire quello che tutti noi dipendenti abbiamo costruito negli anni con passione e dedizione, e soprattutto non private tutti noi, nessuno escluso, del diritto alla salute a chilometro zero». È questa la testimonianza di una dipendente del Sant'Anna Hospital, Maria Teresa Marrazzo, che ha voluto lanciare un appello. «Il Sant'Anna Hospital in questi giorni è nell'occhio del ciclone e i fatti sono ormai noti a tutti. La stessa eccellenza che fino a poco tempo fa veniva elogiata ed esaltata, ora viene denigrata, svilita, umiliata e affossata forse per sempre!!»
L'aneddoto
«Oggi più che mai, trovandoci quasi ai titoli di coda, mi torna in mente un vecchio aneddoto. Qualche tempo fa - ha raccontato Maria Teresa Marrazzo - camminavo con il mio solito passo andante gesticolando perché alle prese con un accorato discorso tra amiche quando mi sono sentita chiamare. "Buonasera si ricorda di me ci siamo visti al S.Anna". Certo che mi ricordavo di lui. Mi disse: "Il suo ciuffo è inconfondibile!! È passato un po' di tempo dall' intervento e soprattutto da quel giorno in cui scoprii quello che avrei dovuto affrontare. Dopo aver parlato con il dottore Maselli sono venuto da lei, ero solo e preoccupato. È stata gentile, cordiale e non dimenticherò mai le sue parole di conforto! Mi ha detto che è normale avere paura, ma ha aggiunto anche che la tipologia di intervento che avrei dovuto subire io è all'ordine del giorno per il S.Anna e che tutto sarebbe andato bene, perciò dovevo stare quanto più possibile tranquillo!! Mi ha dato forza, mi ha infuso coraggio, sono tornato a casa e ho riferito alla mia famiglia quello che avrei dovuto affrontare, anzi quello che tutti noi avremmo dovuto affrontare, ma l' ho fatto con grinta e forza infondendo lo stesso coraggio che lei aveva trasmesso a me!! La mia famiglia mi ha sostenuto fiduciosa colmandomi d'amore e ora io sto bene grazie alla professionalità dei medici, della struttura, e di tutti coloro che mi hanno aiutato in questo difficile percorso!! Non dimenticherò mai quel giorno in cui tutto ebbe inizio, così come non dimenticherò mai le sue parole!! Grazie ancora e mi scusi se l'ho distolta dalla sua passeggiata, ma non potevo non salutarla, in fondo se oggi sono qui è un po' anche grazie a lei!!" Lo saluto commossa e lusingata per le meravigliose parole cariche di gratitudine; quasi incredula e felice continuo la mia passeggiata, questa volta però pensando che la ricompensa più grande viene proprio dai pazienti».
I ricordi
«La ricompensa per un lavoro che non è fatto solo di carte, di mediazione, di gestione della tensione, di dati, di numeri, di parole, di organizzazione e risoluzione di problemi, di incontri e di scontri, ma anche e soprattutto di cuore, anima e umanità. Sicuramente queste parole giunte sul far della sera - ha concluso Maria Teresa Marrazzo - hanno dato un sapore diverso ad una giornata di lavoro iniziata nel peggiore dei modi!! É stata una delle mie più grandi vittorie e una delle mie più belle soddisfazioni. La gentilezza, ora ne sono ancora più convinta, prima o poi ripaga sempre!!! Questo è il bello del mio lavoro!! Questi ricordi sono indelebili nella mia mente ora più che mai, ora che tutto sta per finire, ora che le luci si spegneranno per sempre su quella che è diventata la nostra seconda casa, la seconda casa di molte persone che hanno ricevuto assistenza, accoglienza, amore e sostegno! Adesso ho davvero paura di non poter ascoltare più queste parole!».