«Vergogna, vergogna, vergogna, mi chiedo come si possa solo pensare di rubare un albero che ha un significato così profondo; e per quale ragione (economica?, per dispetto?) si possa sottrarre all’area, che per tutta Lamezia Terme ha un valore sacro, un così importante simbolo». Con queste parole, Bernardo Marasco, avvocato appassionato di ciclismo, in un post su facebook, commenta il furto di uno degli alberi di ulivo piantumati lo scorso cinque dicembre davanti la stele che ricorda gli otto ciclisti morti in un incidente nel 2010. «Ricordo - aggiunge Marasco - le parole di don Pino Angotti in occasione dell’anniversario della strage e dell’impianto degli otto alberi di ulivo. 'L'albero - disse il sacerdote - ha un significato profondo. Dalla morte di un seme nasce la vità. Mi rivolgo a te che hai compiuto questo gesto - conclude Marasco - vergognati e sappi che noi ci saremo sempre per sostituirlo».
Il furto di uno degli alberi di ulivo piantumati davanti alla stele che ricorda gli otto ciclisti morti in un incidente nel 2010 a Lamezia Terme
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