Quindici condanne in abbreviato per poco più di quarantasei anni di reclusione; dodici pene patteggiate pari a circa quindici anni complessivi di detenzione; e poi, due assoluzione ed un proscioglimento. Si è concluso così ieri davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Reggio Emilia, Dario De Luca, il procedimento scaturito dall’inchiesta “Billions” a carico di trenta imputati che ha fatto luce su un presunto giro di false fatturazioni e di riciclaggio nel Reggiano stimato a ottanta milioni di euro. Una serie di raggiri che sarebbero stati compiuti in Emilia con la complicità di imprenditori e fiancheggiatori originari di Crotone, Cutro e Isola Capo Rizzuto. Associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e ad altri reati fiscali: queste le contestazioni che a vario titolo gravavano sugli accusati che hanno scelto i riti alternativi. Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giacomo Forte e condotte dai poliziotti della Squadra Mobile e dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle sono scattate all’alba dell’11 settembre 2018 con l’esecuzione di quattro misure cautelari e il sequestro di diversi beni mobili e immobili. Sotto la lente degli inquirenti era finita la famiglia Innocenti originaria di Crotone, attorno alla quale sarebbero ruotate le operazioni di numerose società cartiere (ossia, impiegate solo per compiere particolari frodi fiscali). L’attività investigativa ha avuto origine dalle verifiche eseguite sul locale “7.000 caffè” di Reggio Emilia (intestato fittiziamente a Sabrina Maria Camposano, ex moglie di Salvatore Innocenti), che sarebbe stato l’epicentro per il reimpiego dei proventi illeciti. In sostanza, è lo scenario ricostruito dai magistrati, l’attività commerciale sarebbe servita a ripulire il denaro derivante dai raggiri che di volta in volta venivano messi in piedi per eludere e violare i controlli dello Stato.
I dettagli
Queste le condanne del gup: Salvatore Innocenti a sei anni di reclusione; Giuseppe Virelli a quattro anni; Marco Carretti, Pasquale Mazzei (di Crotone), Giuseppe Ruggiero, Salvatore Ruggiero (entrambi di Cutro) a tre anni ciascuno; Pierluigi Innocenti, Alexandra Sabine innocenti Fischer e Giuseppe Innocenti a tre anni e quattro mesi ciascuno; Giuseppe Aloi e Antonio Mazzei a due anni e quattro mesi ciascuno; Massimo Costantino a due anni e sei mesi; Giuseppe Arabia e Armando Palmiere a un anno e otto mesi ciascuno (pena sospesa); e infine, Francesco Ranieri ad un anno e due mesi (pena sospesa). Le pene patteggiate applicate dal giudice: Giuseppe Lerose (di Cutro) è stato condannato a tre anni di carcere; Francesco Guerra a otto mesi di carcere; Salvatore Guerra otto mesi (entrambi di Isola Capo Rizzuto); Maria Sabrina Camposano a un anno e dieci mesi; Pasquale Santangelo a un anno; Paolo Salami a sei mesi; Nicola Innocenti (di Crotone) a un anno; Samuel Lequoque a un anno e quattro mesi; Taddeo Di Maio a otto mesi; Santino Giunco a dieci mesi; Pierpaolo Sestito a dieci mesi; Domenico Macrì (di Crotone) a dieci mesi; Sono stati scagionati da tutte le accuse Talla Ndiaye e Giuseppe Lorenzano. È stato prosciolto Giuseppe Cavallo.