«Il Tempo è scaduto: la risposta immediata univoca non al Sant’Anna, ma ai cittadini tutti, passa attraverso, un autorevole intervento del commissario ad acta che riaffermi il principio della legalità, della trasparenza, della competenza, della censura di comportamenti negligenti ed ostativi a diversi livelli di responsabilità; riaprire il Sant’Anna rappresenta un segno vitale di ripresa di un sistema molto malato, ma soprattutto il ripristino dello stato di diritto e solidarietà sociale gravemente compromessi in questa Regione». È quanto afferma, in una lunga nota, il direttore sanitario del'Sant'Anna Hospital, Antonio Soccorso Capomolla. «Negli ultimi anni - prosegue Capomolla - diverse Regioni si sono dovute confrontare con una domanda cruciale: quali strumenti di governance adottare per disegnare un sistema sanitario, e per conseguire gli obiettivi, a esso correlati, rispondenti a criteri d’efficacia, d’efficienza, di qualità e d’equità, intrinsecamente connessi alla mission. Il Piano di rientro rappresenta un’importante fase di riorganizzazione dei processi e delle regole di governo. Ma l’implementazione dei processi di cambiamento è stata poco curata. Il disegno istituzionale, anche quello più accurato, potrebbe non consentire di raggiungere i risultati previsti se non è accompagnato da un cambiamento complessivo delle regole, degli strumenti, degli aspetti culturali e motivazionali. Da ormai undici anni, con il piano di rientro in Calabria, il governo centrale, mediante la nomina delle diverse strutture commissariali, ha attivato la ricerca dei criteri d’efficienza e d’efficacia. Sono mancate, tuttavia, due funzioni prioritarie:
- a) Un processo di coordinamento e d’integrazione, capace d’adottare un modello organizzativo finalizzato a supportare la cooperazione, mantenendo specificità e identità, integrate in una filiera di processi sanitari, finalizzati alla creazione della continuità assistenziale;
- b) l’implementazione del progetto: in sanità, la complessità del sistema richiede un’integrazione formalizzata, robusta e orientata nel contesto istituzionale, capace d’offrire un efficace processo assistenziale al paziente.
L’implementazione dei tre programmi operativi della struttura commissariale, pur condividendo un importante sforzo analitico, presenta, tuttavia, una serie di criticità. LEA non realizzati
- Parco ospedaliero senza requisiti strutturali- Mancanza di organigrammi ospedalieri
- Assenza screening oncologici- Mancata attivazione delle UCCP e delle AFT
- Distretti non organizzati
- Alterata allocazione delle risorse economiche
- Mancata gestione delle risorse umane
- Alterata distribuzione delle risorse umane
- Mancanza di contabilità analitica
- Alterata trasmissione dei flussi informativi
Che richiedono una profonda rivisitazione metodologica. Il perseguimento di obiettivi strategici sottende il consenso organizzativo. La creazione di tale consenso può avvenire solo se, oltre a identificare nel modo migliore gli obiettivi concreti e le risorse disponibili, oltre a distribuire le responsabilità, l’autonomia e il potere che consentono di esercitarle, «il management dell’organizzazione sia in grado di esercitare leadership, in altre parole mantenere comportamenti coerenti con i valori fondamentali». Tale coerenza rimanda alla dimensione etica della leadership: cioè servire l’ordine della struttura che si presiede (dipartimento, dipartimenti, azienda), usando secondo criterio l’energia, e facendo del proprio potere un principio di ordine. Per far ciò la leadership dell’organizzazione non può non tener conto di taluni valori fondamentali:
- Giustizia: assegnare a ciascun operatore il giusto merito e l’equa sanzione; alfine di creare la percezione dell’assenza di discriminazioni.
Per quanto riguarda il caso del S’Anna Hospital, struttura che presenta il migliore rapporto complessità clinica/spesa sanitaria Regionale, l’ostilità dei diversi enti istituzionali quali la Regione, e l’ASP evidenzia una visione miope, burocratizzata, e non equa, se comparata con realtà pubbliche, che sono prive anche dell’accreditamento Istituzionale e quindi degli strumenti atti a garantire gli standard di qualità e il processo di miglioramento continuo. Essere Ente “pubblico”, non significa essere dispensati dalle regole normative; l’ente pubblico non è dispensato dagli istituti autorizzativi e d’accreditamento istituzionale, che il legislatore pone a garanzia della persistenza dei requisiti organizzativi, strutturali tecnologici e di qualità. A tutt’oggi nessuna struttura pubblica è stata accreditata; la remunerazione avviene non per prestazione ma per funzione, svincolata da ogni controllo. Né vale il mantra che il privato ha distrutto il SSR. Il privato accreditato pesa per 198 milioni di euro su un bilancio regionale di 3,4 miliardi. In sintesi, il privato pesa il 6%, della spesa; se inadeguatezza esista, se inappropriatezza allocativa, organizzativa si registri, il privato può contribuire per un fattore produttivo pari al 6%. L’inadeguatezza della spesa si determina nel 94% del fattore produttivo pubblico.
- Trasparenza: orientare il proprio contributo alla realizzazione della missione; comprendere i motivi delle decisioni e la natura di queste ultime; di fatto, nella vicenda Sant’Anna, a ogni livello abbiamo assistito, all’assordante silenzio istituzionale, con un tentativo sistematico ad annullarne l’attività, inibendo le prestazioni, creando un’importante crisi finanziaria mediante la sottrazione di 24 milioni di euro, che rappresentano le prestazioni erogate nel 2020, ordendo soluzioni programmatorie ASP contro ogni norma, frammentando su tavoli diversi, sconnessi e fuorvianti, un confronto che, per sua natura, richiedeva invece una fase di gestione unitaria della crisi; dov’era e dov’è la filiera delle responsabilità per il monitoraggio del deficit che, in dieci anni di piano di rientro, compendiando anche i ripiani dei disavanzi, ha superato il miliardo di euro?
- Responsabilità, disponibilità e capacità di rispondere delle proprie azioni e dei propri comportamenti, coerentemente con i principi normativi.
Il cortocircuito istituzionale, caratterizzato dall’inibizione di un confronto paritetico nella conferenza dei servizi, dalla sottrazione all’interlocuzione con la commissione sanità regionale e del senato, dall’assenza assoluta di risposta ai procedimenti amministrativi, attivati nel 2015 e diniegati (istanza di rinnovo dell’accreditamento prot 3066 8.1.2015 Regione Calabria), dalla richiesta “burocratese” di documentazione cartacea che, di fatto, non è contemplata dalla normativa, salvo omettere atti documentali che evidenziano come la negligenza è stata a carico degli uffici ASP e della Regione, procrastinando la fine di un procedimento amministrativo a 2223 gg.
- Onestà: intellettuale e materiale, da intendere come corrispettivo del rispetto verso gli altri; a fronte di un certificato Unico di agibilità già presente nel 2019, sono state date delle prescrizioni (nuovi spogliatoi, i cui lavori sono terminati in data 18.01.2021), s’inibisce l’accreditamento perché non c’è il nuovo certificato unico di agibilità, comprendente anche gli spogliatoi; e allora chiedo al Commissario ad acta, ma soprattutto al Direttore generale del Dipartimento come mai si lasciano aperti molti degli ospedali pubblici che mancano di certificati unici di agibilità.
In caso di terremoto, hanno forse sottoscritto un contratto con le forze della natura di preservare gli ospedali pubblici da calamità?
- Collaborazione: disponibilità a unire i propri sforzi con quelli degli altri soggetti coinvolti nell’organizzazione, per contribuire al comune interesse; a fronte di una mobilità passiva di 306 milioni, a fronte di 612 interventi cardiochirurgici eseguiti nel 2020 fuori regione nonostante l’offerta presente in Calabria con tre cardiochirurgie, la scelta strategica della struttura commissariale ASP e Regionale è il blocco dell’attività del Sant’Anna, rea di aver creato un eccellenza nazionale. Tale dimensione non spetta a una regione ormai declassata .
- Solidarietà: concordia tra i membri della comunità e sostegno reciproco alle idee e alle aspirazioni di ciascun elemento, principio declinato dalle istituzioni, lasciando a casa 600 persone (300 dipendenti e 300 dell’indotto).
L’assenza della leadership ha poi il suo corredato nelle distorsioni che è possibile evidenziare nelle tre dimensioni della governance:
- La dimensione corporativa:
- Assenza di rappresentanza formale e sostanziale del SSR nei diversi contesti in cui questa è richiesta (vedi le continue inchiestte televisive);
- b. mancanza di una visione e di una missione identificate come strategiche;
- assenza di livelli esaustivi di comunicazione e di equilibrate relazioni, sia rispetto al complesso degli interlocutori interni alla struttura commissariale e nel Dipartimento, sia rispetto al complesso degli interlocutori esterni, presenti su tutto il territorio Calabrese;
- d. incapacità di gestire in modo appropriato situazioni conflittuali, causando danni all’offerta sanitaria: oltre 300 interventi cardiovascolari bloccati; necessità di concedere il nullaosta alle diverse equipe per poter operare fuori regione i casi urgenti, alfine di salvaguardare il principio della libera scelta del paziente
- La dimensione finanziaria:
- Assenza delle procedure di formalizzazione dei processi decisionali propri di un SSR, al fine di assicurare ottimale andamento all’azione amministrativa e coerenza con i principi di legittimità.
- inappropriata programmazione economico-finanziaria adeguata al conseguimento degli obiettivi di bilancio posti alla struttura commissariale, praticata con l’uso delle diverse modalità di contabilizzazione per centri di responsabilità e di costo;
- c. l’assenza di una specifica e costante azione di valorizzazione, aggiornamento manutenzione del patrimonio tecnologico e immobiliare su cui si fondano le pratiche organizzative;
- la mancanza di una costante e tempestiva revisione dell’appropriatezza dell’utilizzazione delle risorse rese disponibili e la supervisione e il controllo dell’attività delle articolazioni organizzative che erogano servizi trasversali di produzione, dal punto di vista quali-quantitativo.
- La dimensione sanitaria.
- mancato conseguimento di livelli quantitativi e qualitativi delle prestazioni cliniche e assistenziali adeguati alla domanda di intervento rivolta dagli assistiti; incremento della mobilità passiva.
- la mancata realizzazione, in rapporto al tema della sicurezza, di un sistema operativo di gestione del rischio, con particolare riferimento alle problematiche del rischio infettivo, del rischio connesso alle pratiche diagnostiche e terapeutiche, del rischio derivante da insufficienze organizzative ( Indice medio di Infezioni ospedaliere 8,3%);
- la mancata predisposizione di attività sistematiche di sviluppo organizzativo delle funzioni cliniche,operato tramite l’ottimizzazione dei percorsi assistenziali resi disponibili per gli assistiti; un DEA di III livello lasciato fuori dalla rete emergenza/urgenza e dalla rete tempo-dipendente, ma a cui tuttavia viene imposta una riapertura immediata dell’Utic.
Ma ci domandiamo e domandiamo alla commissione dipartimentale ASP di paritetici luminari come un DEA di III livello possa rimanere fuori dalla rete emergenza/urgenza e quale sia la logica d’ attivazione di Una UTIC chiusa al territorio; Quale avvilente spettacolo d’asservimento ideologico, svincolato da competenze professionali e relazionali, valori questi ultimi che dovrebbero contraddistinguere l’azione etica di un professionista medico. A tutt’oggi, il sistema sanitario è un sistema fortemente burocratizzato, sostitutivo di una funzione manageriale capace di reindirizzare l’offerta in relazione al cambiamento complesso della società e del bisogno sanitario. Crediamo che il principale obiettivo condiviso dalla funzione politica e dalla struttura commissariale debba essere la riorganizzazione di un Dipartimento della Regione Calabria, quale garante di una governance unitaria e coordinata del Sistema Sanitario Regionale, in grado d’ accentrare le competenze di programmazione, di coordinamento, d’ indirizzo e di controllo delle aziende. In fondo a tale riflessione, come operatori di pace gandhiana, abbiamo assecondato - conclude Capomolla - ogni originale richiesta tra cui oltre 10.000 pagine documentali; abbiamo ottemperato a tutte le prescrizioni; abbiamo sostenuto la speranza dei lavoratori nelle istituzioni; abbiamo puntualmente riscontrato tutte le richieste di 7 accessi di commissioni e quanto richiesto dal Dipartimento; abbiamo subito l’assordante diniegazione di atti documentali che comprovano l’inizio del procedimento a 2223 giorni fa».