Il confine tra le province di Vibo e Catanzaro è segnato da un cartello sulla Statale 18, ma la linea di demarcazione tra gli interessi delle cosche sulla zona è molto meno netta. Tutta l’area che va dallo svincolo autostradale di Pizzo fino all’area industriale lametina è sempre stata al centro di affari e interessi che in alcuni momenti storici hanno generato attriti tra i clan della ’ndrangheta. Lo ha raccontato da ultimo il collaboratore di giustizia Giuseppe Comito parlando in collegamento con l’aula bunker nel corso dell’udienza di lunedì scorso di Scott Rinascita. Il pentito faceva il guardiano in uno dei villaggi (il Garden club di Pizzo, poi diventato Club Med) situato al confine tra le due province, ma ha spiegato di aver eseguito lavori anche nel vicino Garden resort (entrambi di proprietà dei fratelli Stillitani) situato nel territorio di Curinga. Stando al suo racconto, al Garden club venivano assunte persone indicate anche dai Giampà, mentre al resort i lavori di costruzione erano stati suddivisi tra alcuni costruttori vibonesi e «una ditta dei Iannazzo di Lamezia». La stessa cosca secondo il collaboratore «stava addosso a Stillitani per ottenere più lavori» e in queste dinamiche non di rado dovevano intervenire boss del calibro di Pantaleone Mancuso o Damiano Vallelunga per dirimere le controversie. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro