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'Ndrangheta nel Crotonese: oltre 100 immobili sequestrati a boss e moglie

Beni e immobili per un valore complessivo di un milione e mezzo di euro sono stati sequestrati a Antonio Santo Bagnato e alla moglie Stefania Aprigliano

Beni mobili e immobili per un valore complessivo di un milione e mezzo di euro sono stati sequestrati dai carabinieri ad Antonio Santo Bagnato, 53 anni, ritenuto il capo dell’omonima cosca di 'ndrangheta di Roccabernarda, nel Crotonese, e alla moglie Stefania Aprigliano, 39 anni.

Il provvedimento, richiesto dalla Procura antimafia di Catanzaro e disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo calabrese, è stato eseguito dai carabinieri della Procura della Repubblica di Catanzaro insieme ai militari della compagnia di Petilia Policastro (Kr).

Fra i beni sequestrati 109 unità immobiliari, tra terreni e fabbricati, un’azienda agricola con relativo compendio aziendale di proprietà di Stefania Aprigliano, un trattore, un rimorchiio agricolo, alcuni fabbricati non censiti al catasto, un’autovettura, 23 capi di bestiame, un conto corrente. Il sequestro nei confronti di Bagnato è scattato nell’ambito di una più vasta azione di contrasto alle cosche attuata nel territorio crotonese dalla Dda di Catanzaro, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e dai sostituti Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino.

Proprio in questo contesto, nel dicembre scorso, Bagnato e la moglie erano stati arrestati dai Carabinieri su disposizione della Dda che al termine di un’indagine aveva scoperto come la cosca si fosse impossessata di oltre cento terreni, per un totale di 50 ettari, nel territorio di Roccabernarda sottratti con la forza ai legittimi proprietari; per questo i coniugi sono accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, invasione di terreni, falsità ideologica e materiale, trasferimento fraudolento di valori e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso.

Nel processo scaturito dall’operazione «Trigarium» contro la stessa cosca di Roccabernarda, Bagnato è stato condannato a 24 anni e sei mesi di reclusione per associazione mafiosa e come mandante di un omicidio.

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