L’indagato Domenico Scozzafava deve restare in carcere «considerato il livello di inserimento nell’associazione che gli ha permesso in passato di partecipare ad un summit di ‘ndrangheta e di operare come uomo di fiducia in vista della realizzazione degli interessi economici della consorteria». È quanto si legge nelle motivazioni dei giudici del Riesame che hanno confermato la custodia cautelare per l’antennista catanzarese indagato per associazione a delinquere di tipo mafioso, tentata estorsione, ricettazione, detenzione e porto illecito di arma, nell’ambito dell’inchiesta “Farmabusiness”. I giudici del Riesame confermano il ruolo centrale avuto da Scozzafava (difeso dagli avvocati Andrea e Dario Gareri) nell’affare del Consorzio Farma Italia prima e Farmaeko dopo e i suoi rapporti con il clan Grande Aracri di Cutro. Fondamentale nella ricostruzione il summit avvenuto nella tavernetta del boss cutrese. A quell’incontro era presente lo stesso Scozzafava «evidentemente conosciuto dai Grande Aracri per il suo inserimento criminale locale. Non appare plausibile che fosse presente a quella riunione per le sue prestazioni di tecnico antennista».
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