È di ieri l’ordinanza del Tribunale della Libertà che ha ridimenzionato l’accusa nei confronti di Antonella Drosi e Valerio Drosi, rimasti coinvolti nell'inchiesta "Basso profilio" e accusati di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per avere la prima, in qualità di impiegata postale, aiutato alcuni esponenti della cosca a monetizzare alcuni bonifici bancari e versamenti Posta Pay in denaro contante ricevendo quale contropartita, secondo la tesi di accusa, l’assunzione del fratello Valerio in una delle società di comodo costituite dalla presunta cosca ed avente ad oggetto l’emissione di false fatturazioni. Il Tribunale del Riesame ha riqualificato la contestazione nel reato di associazione in concorso con esclusione dell’aggravante di natura mafiosa riservando la motivazione nel termine di 45 giorni. I due fratelli Drosi si trovano agli arresti domiciliari e attendono, per come riferito dai loro difensori, il deposito delle motivazioni per valutare l’opportunità di un ricorso per Cassazione. Il collegio difensivo costituito dagli avvocati Enzo De Caro, Maria Laura De Caro, Arcangelo De Caro e Davide De Caro, ha espresso soddisfazione per la riqualificazione del reato contestato dal Gip in una ipotesi meno grave che, secondo i difensori, è il primo passo per la rimessione in libertà dei due indagati. Continua quindi l’attività del Tribunale della Libertà di Catanzaro che sta valutando la legittimità dell’ordinanza di custodia cautelare che il 21 gennaio è stata notificata a circa 50 indagati nell’operazione “Basso Profilo”. L’indagine, si ricorderà, ha coinvolto i maggiori esponenti della cosche operanti nel Crotonese e nel Catanzarese oltre politici, imprenditori, esponenti della pubblica amministrazione e appartenenti alle forze dell’ordine che la Procura della Repubblica ritiene collusi con la criminalità organizzata.