Per le origini della famiglia, ad Antonio Catricalà il Consiglio comunale di Chiaravalle Centrale nella seduta del 23 giugno del 2005 aveva conferito la cittadinanza onoraria. L’iniziativa del sindaco dell’epoca Nino Bruno nell’assemblea cittadina era stata accolta favorevolmente da tutti i consiglieri comunali, senza distinzione di appartenenza. Sia la maggioranza che la minoranza si era espressa favorevolmente perché aveva voluto, concedendo le chiavi della città, tenere vivo il ricordo dei “figli illustri” in un terra difficile e nello stesso tempo il consiglio comunale aveva inteso rendere concreto l’apprezzamento per Antonio Catricalà, in quanto consigliere di Stato posto ai massimi livelli di responsabilità dell’amministrazione pubblica. Per l’ex sindaco Nino Bruno Antonio Catricalà ha rappresentato in nobiltà di cultura e di spirito onore e vanto anche per il grosso centro delle Preserre e per questa ragione aveva inteso farlo attraverso un atto concreto, quello della cittadinanza onoraria. A Chiaravalle Centrale era nato il papà di Antonio Catricalà, Celestino, repubblicano, in politica era d’idee mazziniane ed era riuscito nel miglioramento della condizione sociale, cosa non facile in quei tempi d’immediato dopo guerra. Antonio Catricalà si era presentato nel mese di settembre del 2005 nel salone delle conferenze dello storico Palazzo Stagliano accolto da numerose autorità regionali che gli avevano fatto sentire la profondo stima verso l’illustre concittadina. L’attuale sindaco Domenico Donato ha parlato di grande dolore e sgomento nell’apprendere la notizia ribalzata da Roma e comunicata da un parente stretto della famiglia. «Una tragedia del genere – ha ribadito il sindaco Domenico Donato – non può che lasciarci increduli perché lui assieme alla famiglia manteneva i contatti con la nostra città. Si sentiva orgoglioso di aver ricevuto le chiavi della città ed essere per tutti un “figlio illustre” della Calabria».
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