«Esame frazionato, rarefatto e contradittorio», «ragionamento illogico e contradditorio». Così la Dda di Catanzaro bolla il provvedimento con cui il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza cautelare che il 19 novembre scorso aveva portato agli arresti domiciliari l’allora presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini nell’ambito dell’inchiesta Farmabusiness. Al centro del fascicolo il tentativo di infiltrazione del clan Grande Aracri di Cutro nel business farmaceutico. I sostituti procuratori Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, assieme all’aggiunto Vincenzo Capomolla e con il visto del procuratore Nicola Gratteri, hanno presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame (presidente Giuseppe Valea, a latere Giuseppe De Salvatore e Sara Mazzotta). La decisione dei giudici di rimettere in libertà l’esponente di Forza Italia, accusato di concorso esterno e voto di scambio, si basa sulla figura di Domenico Scozzafava. In pratica «nella sua modesta veste di onesto antennista» il 39enne sarebbe stato un cavallo di troia capace di «ottenere un aggancio istituzionale senza rivelare l 'ingerenza criminale». Per i magistrati della Dda la ricostruzione dei giudici del Riesame è «illogica» visto che nello stesso provvedimento si dà atto «che Tallini - sono parole dei giudici - era considerato (dalla cosca, ndr) un politico affidabile e raggiungibile in grado di agevolare con il proprio intervento la realizzazione del progetto».
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