«È Allah che decide a chi “aprire il cuore” ed il nostro destino era questo, ci siamo trovati vicini nel momento giusto»: con queste parole parte il racconto di Roberta, del suo amore con Antonio e della loro conversione alla religione musulmana. «Ho iniziato - spiega Roberta - in un momento particolare della mia esistenza, a interrogarmi sulla trinità, sui sacramenti, sulla Chiesa. Trovavo la religione cattolica poco coerente e chiara. Perché la religione musulmana? Credo sia stato un po’ come il colpo di fulmine, ne sono rimasta affascinata. Lavoro in farmacia e cominciai a chiedere a tutte le persone islamiche che conoscevo di poter ricevere maggiori informazioni su questa fede. La “dawa” - la diffusione della parola di Allah, che non è un Dio diverso da quello cattolico - è una cosa molto importante ma va fatta da chi conosce, per non dare informazioni errate. Un giorno, una mia cliente mi mandò Khalid, l'Imam, che mi portò dei libri e mi invitò a leggerli. Nel frattempo io ed il padre di mio figlio ci eravamo separati. Era un periodo complesso. Incontrai Antonio, iniziò a farmi la corte e ci mettemmo insieme dopo un po' di tempo. Ogni qualvolta aprivo uno di quei libri per leggere, lui iniziava a prendermi in giro». «Le dicevo di chiuderli, di lasciar perdere - si inserisce Antonio -. Non ero convinto. Ero molto legato alle tradizioni trasmesse dalla mia famiglia». Nel frattempo, Roberta perse i contatti con Khalid. Si ritrovarono dopo qualche anno e l'Imam invitò la coppia a pranzo. «Ero molto scettico - racconta Antonio -. In quell'occasione feci tantissime domande all'Imam alle quali lui rispose citando il Corano. Parlammo per 12 ore circa, da mezzogiorno a mezzanotte. Ero cattolico ma non conoscevo la Bibbia e tanti aspetti di quella che consideravo la mia religione mi apparivano oscuri. Ascoltando Khalid mi si aprì un mondo». «L’Imam - aggiunge Roberta - ci diede la traduzione del Corano e Antonio divorò questa lettura, proprio lui che non ama leggere. Dopo qualche settimana pranzammo nuovamente insieme e Khalid e la sua famiglia ci proposero di andare in moschea a Gizzeria. Lì avvenne la nostra conversione». Era il primo maggio 2016, Antonio e Roberta divennero Omar e Munira. «Le nostre famiglie - evidenzia Antonio-Omar - hanno ben accettato le nostre scelte. Hanno dimostrato una grande apertura, pur essendo cattolici. Io sono molto cambiato, prima ero impulsivo, ora sono più calmo e riflessivo». «Alcune abitudini sono cambiate, ovviamente - racconta Roberta-Munira -. Non beviamo, non fumiamo, non mangiamo maiale; in Occidente è molto difficile perché lo si ritrova in tantissimi prodotti. Assumiamo solo carne halal - macellata, da un musulmano praticante, secondo il rituale previsto dalla religione - e anche i nostri familiari». Il 2020 è stato per loro un anno denso di novità. «In piena pandemia ci siamo sposati - dichiara Omar -. Inoltre, a fine agosto, in seguito alle difficoltà riscontrate dalla comunità musulmana presente a Catanzaro per l'approvvigionamento di carne, ho deciso di aprire “la Casa della carne Halal”, non solo una macelleria ma un negozio dove si possono trovare prodotti etnici, dai datteri al tè particolare. In futuro vorremmo aprire un laboratorio dedicato a questo tipo di cucina. La cosa bella è che molti clienti sono cittadini appartenenti anche ad altre religioni. Quello che oggi Omar si sente di dire ad Antonio? Guardando indietro penso che forse ho perso troppo tempo. Magari avrei fatto qualche sbaglio in meno, dei quali comunque non mi pento. Niente succede per caso». «Ognuno di noi dovrebbe approfondire gli studi sulla fede - conclude Murina -. È sbagliato dire, “sono cattolica ma non credo nella chiesa”, “sono cattolica non praticante”. Non c'è una fede su misura che possiamo cucirci addosso ma ne esiste una che ci rappresenta, che combacia con noi; in pochi la cercano ed in tanti si accontentano. Auguro a tutti di poter trovare la strada giusta, come è accaduto a noi».