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Curinga, i ruderi delle Terme romane oltraggiati da rifiuti

Un sopralluogo effettuato congiuntamente dal consigliere di maggioranza Pasquale Ferraro e dalla polizia locale, a seguito di una segnalazione, ha confermato la presenza di bidoncini vuoti di plastica di presumibili sostanze chimiche

Bidoncini di plastica in prossimità del sito archeologico delle Terme romane di Acconia di Curinga

La natura e la storia sono state benevole con il territorio curinghese, ma non sempre l’uomo se ne rende conto, anzi a volte oltraggia l’una e l’altra. Se la partecipazione del monumentale “Platano di Vrisi” al concorso “European tree of the year 2021”, volto a premiare l’albero europeo di quest’anno, ha risvegliato l’interesse della gente verso l’albero millenario di Curinga, richiamando torme di visitatori, sul versante della storia negli scorsi giorni s’è registrato un episodio che ha suscitato disappunto e critiche, in particolare sui social. Un sopralluogo effettuato congiuntamente dal consigliere di maggioranza Pasquale Ferraro e dalla polizia locale, a seguito di una segnalazione, ha confermato la presenza di bidoncini vuoti di plastica di presumibili sostanze chimiche in prossimità dei ruderi delle Terme romane di Acconia. «Non si tratta di rifiuti illecitamente occultati, ma di materiale al servizio del personale che opera il restauro conservativo del sito», si legge sulla pagina social del Comune, essendo l’area archeologica «oggetto di un intervento della Sovrintendenza e a tutti gli effetti un cantiere. Nonostante ciò, questa mattina, preso atto della situazione, abbiamo segnalato e chiesto l’immediata rimozione dei materiali». Certo non è edificante la presenza di rifiuti, magari depositati temporaneamente, nell’area di un sito che si cerca di tutelare. Non si sarebbero potuti ammassare in un capiente contenitore dislocato appositamente nelle vicinanze? Tra l’altro sui bidoncini abbandonati è scritto: «Contiene alchil-dimetil-benzilammunio-cloruro – Provoca gravi lesioni oculari – Provoca irritazione cutanea – Pericolo». Sono le sostanze impiegate nel restauro del sito archeologico? Ed ecco la reazione social di alcune persone alla notizia: «Questi sono rifiuti speciali pericolosi…punto»; «È vergognoso»; «Sono persone senza rispetto del prossimo e non professionisti. Non hanno rispetto della natura». E ancora: «Essendo pericolosi, non possono stare così a terra»; «Dato che sapete a chi appartengono, cosa aspettate a denunciarli?»; «Schifosi sudicioni». I resti archeologici delle Terme romane di Acconia sono solo una testimonianza della passata centralità curinghese. Di cui conservano la memoria anche le tracce neolitiche di contrada Suveretta; i probabili ruderi dell’antica “Statio ad turres”, citata negli itinerari romani; una necropoli greco-romana nella zona di Prato S. Irene; il monastero di S. Elia Vecchio, fondato in età prenormanna dai monaci basiliani, acquisito e ampliato poi, nel secolo XVII, dai carmelitani. Brillano di austera rilevanza storica gli avanzi del complesso termale romano del III-IV secolo dopo Cristo della contrada Elleni di Acconia: il “frigidarium” biabsidato dell’antica struttura, riutilizzato a scopo di culto dopo la guerra greco-gotica, costituirebbe una delle prime testimonianze storiche cristiane della Piana lametina, se non la prima (il complesso termale faceva parte di una grande villa rustica romana). La valorizzazione delle tracce storiche curinghesi è una questione tanto dibattuta da tempo quanto complessa, giacché parecchie sono le testimonianze del passato sul territorio, comprese quelle delle frequentazioni umane risalenti fino al VII millennio avanti Cristo. Intanto, «in previsione dei flussi turistici presso il millenario “Platano di Curinga” -informa il Comune-, si sta procedendo alla creazione di spazi che consentano un’agevole e ordinato flusso di turisti». Ma la storia non passi in secondo piano.

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