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Catanzaro, Farris svela il ruolo di cosche e logge

Deposizione dell’ex informatore dell’Arma nel processo Scott Rinascita

L'aula bunker di Lamezia Terme dove si sta celebrando il processo Scott-Rinascita

Una città in cui tutto sembra essere strettamente connesso, dove dietro attività imprenditoriali e negozi si celano accordi con la criminalità organizzata, il capoluogo come camera di compensazione, il “salotto” dove far incontrare gli uomini dei clan di mezza Calabria con insospettabili professionisti. Una rete tenuta insieme anche dall’appartenenza massonica nelle cui logge si sarebbero ritrovati fianco a fianco avvocati, boss e addirittura qualche esponente della magistratura. Questa la descrizione di Catanzaro che si ricava dalle parole di Luigi Guglielmo Farris sentito ieri nel processo Scott Rinascita. Prima imprenditore, informatore dei carabinieri, poi testimone di giustizia e infine collaboratore sotto protezione, Farris ha rilasciato i suoi primi verbali all’autorità giudiziaria negli anni Novanta. Per anni le sue dichiarazioni sono rimaste dimenticate, ora però l’ex titolare di un mobilificio a Catanzaro è tornato a parlare con la Dda e le sue parole hanno dato il via a nuove indagini. Solo pochi giorni fa, l’1 marzo, Farris è comparso davanti alla pm Annamaria Frustaci e agli investigatori del Ros. Un salto all’indietro di 40 anni ripetuto ieri collegato in videoconferenza con l’aula bunker di Lamezia Terme. Il commerciante Antonio Ortuso, detto Nino, è stato trovato morto il 4 settembre 1992 nel suo studio nel quartiere Gagliano di Catanzaro. Farris spiega che il negoziante sarebbe stato in contatto con le due organizzazioni criminali egemoni sul capoluogo i Mancuso e i Gaglianesi. Gli affari andavano bene tanto che insieme a Farris aveva progettato un viaggio a Roma per avviare una nuova attività. Nella capitale però i due non arriveranno mai. Qualche giorno dopo infatti Ortuso si sarebbe confidato con Farris riferendogli che era accaduto qualcosa di molto grave, «una divergenza che aveva avuto non so però se con la famiglia dei Gaglianesi o con quella dei Mancuso. Ricordo, tuttavia, – prosegue Farris – che era qualcosa di molto grosso, al punto che temeva per la propria vita». A questo punto del racconto Farris fa entrare in scena l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli imputato nel maxi processo con l’accusa di concorso esterno.

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