Le talpe nelle forze dell’ordine, il controllo del carcere di Catanzaro e anche la gestione delle bische clandestine a Vibo Valentia. Ma soprattutto la lunga scia di sangue che per anni ha attraversato il Vibonese. Tutto contenuto nelle 183 pagine di verbale illustrativo rilasciato dal pentito Raffaele Moscato tra il marzo e il luglio del 2015 all’inizio della sua collaborazione. Ieri la Dda di Catanzaro ha depositato i vecchi verbali togliendo alcuni omissis e svelando così nuovi particolari del racconto fornito dal pentito. Si scopre così che per anni il carcere di massima sicurezza di Catanzaro sarebbe stato «un circolo dove la gente gioca». Lo stesso Moscato avrebbe potuto tenere in cella della grappa barricata, mentre Emanuele Bruno teneva un filo di quelli utilizzati per tagliare il ferro. «Tutto questo - secondo Moscato - entrava in carcere attraverso le guardie carcerarie che lo facevano per il tramite del detenuto capo sezione; il detenuto capo sezione è quello che fa parte della locale del posto dove si trova il carcere». I piscopisani avrebbero gestito tre bische tra Vibo e Tropea. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro