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Estorsioni ai locali della movida a Lamezia Terme, assoluzioni e condanne

Tra gli imputati anche il capo della cosca lametina Giuseppe Giampà e altri cinque collaboratori di giustizia

L’accusa era estorsione aggravata con il metodo mafioso. Per entrare gratis nei locali della movida e nelle discoteche lungo la cosca tirrenica. I fatti sarebbero avvenuti dal 2006 al 2012: per questo in ventitré, considerati vicini alla cosca Giampà di Lamezia Terme, sono stati processati e, a distanza di oltre dieci anni dai fatti, è arrivata la sentenza: 12 le assoluzioni e 11 le condanne. Tra questi ci sono anche sei collaboratori di giustizia, due dei quali sono stati assolti.
La sentenza è stata letta ieri dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Antonio Battaglia, per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia aveva invece chiesto la condanna di tutti e 23 gli imputati.
In particolare, il Gup catanzarese ha assolto, «per non aver commesso il fatto», Danilo Pileggi (difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Antonio Perri); Luciano Trovato (difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Francesco Gambardella); Alberto Giampà 37 anni e Alberto Giampà 40 anni (entrambi difesi dall’avvocato Larussa); Domenico Chirico detto “u batteru” (difeso dall’avvocato Larussa); Domenico Chirico (difeso dall’avvocato Domenico Villella); Rosa Giampà (difesa dagli avvocati Antonio Larussa e Giuseppe Spinelli); Giuseppe Cappello 37 anni detto “Cutulicchio” (difeso dall’avvocato Antonio Larussa); Antonio Voci (difeso dagli avvocati Leopoldo e Alessandra Marchese); Maurizio Molinaro (difeso dall’avvocato Francesco Gambardella); Angelo Torcasio e Umberto Egidio Muraca (collaboratori di giustizia).
Il giudice ha invece condannato Emiliano Fozza a cinque anni di reclusione (difeso dagli avvocati Giuseppe Gervasi e Gianluca Careri); Michelina Giampà a tre anni e sei mesi (difesa dall’avvocato Gregorio Viscomi); Giuseppina Giampà a otto mesi in continuazione con sentenza “Medusa” (difesa dall’avvocato Gregorio Viscomi); Gianluca Giovanni Notarianni a quattro anni e otto mesi; Aldo Notarianni a un anno e sei mesi in continuazione con la sentenza “Medusa”; Luigi Notarianni a un anno in continuazione; Luigi Paolino Meliadò a quattro anni e otto mesi (difeso dall’avvocato Zofrea).
E ancora. Condannato a un anno in continuazione anche il capo cosca Giuseppe Giampà, diventato collaboratore di giustizia; così come anche Saverio Cappello che è stato condannato a due anni e sei mesi (collaboratore di giustizia); Giuseppe Cappello a due anni e sei mesi (collaboratore di giustizia); Domenico Giampà a otto mesi in continuazione (collaboratore di giustizia). Secondo la Dda , con «la minaccia implicita di atti ritorsivi» gli imputati pretendevano di entrare e bere gratis nei locali oppure veniva imposta la guardiania.
Sette le parti offese individuate dalla Direzione distrettuale antimafia, ma in giudizio si sono costituiti parte civile solo il Comune di Lamezia Terme, rappresentato dall’avvocato Caterina Restuccia, e l’Associazione Antiracket, difesa da Carlo Carere.

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