Poco meno di 600 mila euro di danno erariale. Ha usato la mano pesante la sezione giurisdizionale della Corte dei conti calabrese nei confronti della “Scalise sport group s.r.l” di Crotone, e dei titolari della società Francesca Scalise (61 anni, amministratrice) e Armando Scalise (62, procuratore), che sono stati condannati a pagare alla Regione, a titolo di risarcimento, 592.382,73 euro per aver percepito indebitamente i «contributi europei tratti dal fondo Por Calabria Fesr 2007-2013», destinati al «miglioramento ed ampliamento di strutture ricettive». Questo l’esito del processo di primo grado scaturito da un’operazione del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza che lo scorso giugno aveva portato al sequestro conservativo di beni immobili degli Scalise situati tra Crotone e Cotronei, tra i quali il noto “National Park Hotel” di Villaggio Palumbo, ma anche di conti correnti, titoli e quote societarie per un valore di 1.221.825,83 euro. Al centro delle indagini condotte dalle Fiamme Gialle sono finiti cinque finanziamenti pubblici destinati a quattro società del settore ricettivo e turistico della Sila crotonese, di cui tre risultate di fatto non operative: uno era indirizzato direttamente al gruppo dei fratelli Scalise per lavori di ammodernamento e ristrutturazione del “National Park Hotel” che gli inquirenti hanno ritenuto in realtà realizzati solo in parte; gli altri erano indirizzati ad aziende che dalla “Scalise sport group” avrebbero acquistato beni, automezzi e attrezzature. Ma non solo. In seguito all’attività investigativa che ha consentito di disarticolare un presunto raggiro che sarebbe stato ideato e orchestrato dai fratelli Scalise, con la compiacenza di altri imprenditori, la Regione a gennaio 2020 aveva revocato alla "Scalise sport group" il contributo pubblico dopo aver accertato «irregolarità di contabilità della spesa». L'articolo integrale potete leggerlo nell'edizione cartacea – Calabria