«Alla cosca Grande Aracri serviva una persona dalla faccia pulita per gestire i villaggi turistici. E la scelta cadde su Sestito». Così ha parlato ieri il collaboratore di giustizia Salvatore Muto (43 anni di Cutro), che ha deposto al processo che vede imputato il cardiologo cutrese Alfonso Sestito finito agli arresti il 15 gennaio 2020 nell’ambito dell’inchiesta “Thomas” perché ritenuto il terminale economico del clan cutrese dei Grande Aracri per gli investimenti immobiliari. Il 43enne condannato ad 8 anni e 6 mesi in Lombardia nell’ambito del processo “Pesci”, ha ribadito l’ipotesi accusatoria che la Dda di Catanzaro contesta ad Alfonso Sestito. In videocollegamento col Tribunale di Crotone presieduto da Massimo Forciniti (a latere Elvezia Cordasco ed Esersilia Carlucci) dal carcere di una località segreta nel quale è detenuto, il pentito ha risposto alle domande del pm della Procura distrettuale, Domenico Guarascio, sui presunti rapporti illeciti che l’ex dirigente medico del policlinico “Gemelli”, avrebbe avuto col boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri (recluso al 41 bis), e sulle operazioni finanziarie in odor di mafia che avrebbe portato a termine. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro