C'è stata una stretta sinergia tra la procura di Catanzaro e la procura di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione «Petrolmafiespa». A sottolinearlo è stato il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. «Ci sono dei dialoghi fra la famiglia Mancuso e i Pelle - aggiunge - e proprio per questo abbiamo fatto stamani i fermi, perché la parte di Catanzaro è intimamente connessa a quella di Reggio Calabria, in particolare a Locri e quindi alla famiglia Pelle, dove Giuseppe D’Amico, imprenditore per conto della famiglia Mancuso, dice, in un’intercettazione ambientale, “loro devono sapere e capire che qui da me e lì da voi, da compare Gerardo, è tutta la stessa cosa”». Il riferimento, spiega, «è a due imprenditori e a due uomini di Cosa nostra venuti a Catania con due Porsche Cayenne per incontrarsi in provincia di Vibo Valentia e discutere sull'importazione di petroli dalla Sicilia in Calabria dove sia Pelle sia Mancuso pretendono da Cosa nostra siciliana 1.500 euro per ogni autocisterna che viene a scaricare in Calabria. Questo come mazzetta. È normale. Come ad esempio, quando arrivano dei container di cocaina al porto di Gioia Tauro per una famiglia di 'ndrangheta, anche della jonica, si deve pagare la mazzetta anche del 20% per lo “sdoganamento” da parte della famiglia di 'ndrangheta che controlla quel pezzo di porto a Gioia Tauro».