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Aste a Lamezia, ecco come funzionava il "sistema" Calidonna: 18 indagati

La sua agenzia era ormai riconosciuta da tutti come “un passaggio obbligato”: era capace di veicolare l’aggiudicazione dei veni oggetto di vendite giudiziarie

Il tribunale di Lamezia

A due anni esatti da quando è scattata l’operazione “Asta la vista” la Procura di Lamezia ha chiuso il cerchio notificando l’avviso di conclusione indagini a 28 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, rivelazione di segreto d'ufficio e abuso d’ufficio ed estorsioni «per lo più finalizzate a turbare la libertà degli incanti, orientando il sistema delle vendite giudiziali con riferimento ad un indeterminato numero di procedure esecutive e fallimentari pendenti dinanzi al Tribunale di Lamezia Terme».

Secondo gli inquirenti – l’avviso di chiusura indagini è vergato dal procuratore Salvatore Curcio e dal sostituto Santo Melidona – l’organizzazione sarebbe stata capeggiata da Raffaele Calidonna, titolare di un'agenzia di assicurazioni e servizi intestata alla figlia Sara, e avrebbe potuto contare in Tribunale sulla «collaborazione» di ufficiali giudiziari «compiacenti», sulla «disponibilità» di funzionari e impiegati delle cancellerie preposte alle pratiche di fallimento, nonché sulla «benevola inerzia» di custodi e curatori.

Per la Procura Calidonna eserciterebbe da anni nei confronti dell’utenza del Tribunale «un'indubbia forza intimidatrice, alternando alle minacce ed alle collusioni con i potenziali interessati, promesse e regalie anche di minimo valore, sconsigliando ed in alcuni casi impedendone la libera partecipazione, riuscendo così a veicolare l'aggiudicazione dei beni oggetto di vendite giudiziarie ed a condizionare l'intero iter delle procedure esecutive e fallimentari, al punto da ottenere, in forza delle numerosissime aste turbate, il "rispetto" degli operatori del settore».

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