Nessun illecito disciplinare per il boss Pantaleone Mancuso, 60 anni (alias Scarpuni) . A stabilirlo la prima sezione penale della Cassazione che ha annullato, senza rinvio, il provvedimento emesso il 19 ottobre del 2016 nei confronti del boss. Quest'ultimo, all'epoca, in collegamento con il carcere de L’Aquila – rubava la scena al pentito Andrea Mantella nel corso del processo “Black Money” contro il clan Mancuso, che si stava celebrando davanti al Tribunale collegiale di Vibo. Quasi sul finire dell'udienza l’imputato profferiva offese nei confronti del collaboratore e nel momento in cui l’allora pm distrettuale Marisa Manzini cercava di interromperlo, il boss alzava la voce intimando al pubblico ministero di tacere: «Fai silenzio, fai silenzio, fai silenzio ca parrasti assai... hai capito ca parrasti assai... Hai capito?... Fammi parrari a mia... fai silenzio».
Una sorta di “assolo”, quello nell’aula bunker di Vibo, per il quale il boss Scarpuni si beccava il provvedimento disciplinare con esclusione dalle attività comuni in carcere. Provvedimento quest’ultimo che è stato impugnato in Cassazione dalla difesa del boss rappresentata dall’avv. Francesco Sabatino e dall’avv. Piera Farina, mentre è ancora in corso, davanti al Tribunale di Salerno, il processo all’esponente apicale del clan di Limbadi scaturito in seguito alla denuncia-querela presentata dal magistrato Manzini, autrice successivamente del libro dal titolo “Fai silenzio ca parrasti assai - Il potere delle parole contro la ’ndrangheta”.
Relativamente al provvedimento disciplinare, la prima sezione penale della Suprema Corte lo ha annullato senza rinvio. Nel merito i giudici di legittimità hanno sancito che “l’invito a stare zitta rivolto in udienza al pubblico ministero non può escludersi che fosse effettivamente collegato alla scelta di poter prendere la parola da parte del detenuto”. Ed ancora per la Cassazione, nel caso in esame, viene recuperata «al piano sanzionatorio una violazione non prevista come illecito disciplinare e che non è stata sanzionata come reato». Pronuncia, quest’ultima, che, comunque, sarà depositata agli atti del processo in corso a Salerno, dove il boss è imputato per oltraggio a magistrato in pubblica udienza, reato aggravato dalle modalità mafiose.
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