«Caminia va restituita all’intera comunità». La conferenza stampa fiume del sindaco Mercurio
L’amministrazione comunale in una conferenza stampa fiume, ricostruisce una storia lunga 60 anni. Il grande equivoco alimentato dal Comune di Stalettì non viene mai rinnegato; il sindaco Alfonso Mercurio e il suo vicesindaco Rosario Mirarchi chiedono però di fare una chiara distinzione tra l’Ente e le amministrazioni che negli anni lo hanno governato. Sventolano i documenti di cui per mesi si è parlato, partendo dalla delibera del consiglio comunale numero 4 del 1964, quella connessa con la “lottizzazione del fondo Comunale per consentire la costruzione di casette e villette in riva al mare”.
Un progetto di rigenerazione urbana rifiutato dagli abitanti?
«Un terreno di 8 ettari - si legge nel documento - in buona parte sterile e sassoso, confinante a nord con la Statale 106 e a sud con la ferrovia, in uno spazio accidentato e solcato da diversi corsi d’acqua che questa amministrazione intende valorizzare, alienando i lotti ai cittadini che intendono costruire». Il punto di partenza è condiviso tra l’amministrazione e gli occupanti delle case, quello di arrivo nettamente differente. Sindaco e vicesindaco tentano di smarcarsi da ogni responsabilità, svelando il progetto di rigenerazione urbana discusso con gli occupanti di Caminia che l’avrebbero, però, rifiutato. «A due settimane dall’insediamento dell’amministrazione - spiega Mercurio - ci è stata notificata una sentenza della Corte di Cassazione che attribuiva la Demanio il terreno in questione, obbligandoci ad agire avviando gli sgomberi come meri esecutori. Da subito ci siamo preoccupati di questa vicenda e abbiamo cercato di ragionare con i cittadini. Abbiamo chiamato uno dei migliori architetti urbanisti, Raffaele Antonio Riverso, che ci ha supportato nel tentativo di avviare un progetto con il supporto della Regione, che avrebbe creato una legge regionale per i piani di utilizzo di demanio marittimo».
"Il nostro progetto è stato deriso. Ci hanno accusato di avere interesse occulti"
L’idea era quella di creare un consorzio, sfruttando la richiesta di un condono all’epoca ancora in sospeso che avrebbe permesso di dare una sorta di prelazione a chi aveva costruito, e di edificare un villaggio con i nativi di Caminia. In due parole: l’attuazione di un federalismo demaniale nella creazione di un modello già noto e realizzato in Abruzzo, nella città di San Salvo. «Era un progetto embrionale che volevamo sviluppare, ma quando l’abbiamo proposto - spiega il vicesindaco Mirarchi - ci hanno prima deriso e poi accusato di avere interessi occulti. Il caso è stato strumentalizzato a livello politico dimenticando che chi ci ha preceduto, in particolare due sindaci che avevano costruito a Caminia, non ha voluto o saputo sfruttare persino il supporto offerto dalla presidente della Camera Boldrini in visita istituzionale a Stalettì, mai investita della problematica di cui in particolare l’ex sindaca Concetta Stanizzi era a conoscenza, avendo ricevuto una Pec che ha occultato. Ci assumiamo la responsabilità di quanto stiamo affermando, fatti peraltro denunciati alla Procura della Repubblica di Catanzaro». Gli amministratori spostano il punto focale della vicenda «che non è connessa esclusivamente ad abusi edilizi - conclude il sindaco - ma all’appropriazione di un’area sottratta alla pubblica fruizione». Da sfondo la storia umana di un paese lacerato da questioni che sono divenute ben presto personali, spezzando legami affettivi di una piccola comunità che uscirà, qualsiasi sia il finale della vicenda, divisa in modo, probabilmente, irrecuperabile.