Conformazione geografica, mentalità e carenze infrastrutturali. Sono i tratti distintivi dell’identikit di un capoluogo da incubo per un esercito di disabili che c’è, ma spesso non si vede, costretto com’è tra le mura domestiche da un mix micidiale di parcheggi selvaggi e scalinate. L’incubo inizia di buon mattino anche per chi vive in centro perché a Catanzaro quello delle barriere architettoniche non è soltanto un problema di periferia. E così anche sul Corso provare a prendere un caffè al bar diventa un’impressa da Guinness che prende il via tra le auto che occupano i marciapiedi e si arena difronte a quell’unico gradino posto all’ingresso che lascia fuori chi vuole vivere la propria vita senza dover dipendere dagli altri nonostante la disabilità. E così chiedere aiuto diventa l’obbligo che soffoca i diritti di chi chiede soltanto una città libera dalle barriere architettoniche.
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