«La pubblicazione di questa storia ha il solo scopo di sensibilizzare la coscienza di coloro che ne sono stati protagonisti nel male, affinché non ripetano gli stessi errori facendo subire ad altri bambini quello che ha dovuto sopportare Alessandro. Ma vuole anche essere di testimonianza a favore di coloro che ne sono stati protagonisti nel bene, ringraziandoli e incoraggiandoli affinché continuino a operare come stanno facendo già da molti anni, curando tanti bambini con la professionalità e umanità che li contraddistingue, evitando così a tante famiglie di dover affrontare i “ viaggi della speranza” fuori regione». Inizia così il racconto dei genitori del piccolo Alessandro, nato nell’agosto del 2020 al “Pugliese” di Catanzaro. Il piccolo, così come raccontano i genitori che vivono in un centro dell’hinterland catanzarese, è stato dimesso dopo i normali tre giorni previsti, «nonostante non avesse evacuato normalmente il meconio, tant’è che era stato stimolato perché presentava addome gonfio. Dopo il rientro a casa il bambino aveva difficoltà a evacuare e continuava a presentare un addome gonfio. Alla prima visita di controllo dalla pediatra di base viene data come spiegazione ai problemi del bambino la classica stitichezza; dopo varie visite, viene suggerito l’uso delle perette, ma le condizioni del bimbo non miglioravano. Viene così prescritta una visita specialistica gastroenterologica nel reparto di pediatria all’ospedale di Catanzaro, dove viene confermata la diagnosi di stitichezza e prescritta una terapia da seguire per tre mesi. Ma le condizioni del bambino erano altalenanti, fino al 9 gennaio quando le condizioni peggiorano: viene portato al pronto soccorso, dove gli viene effettuato «un eco-addome riscontrando un versamento libero tra le anse distese e piene di materia fecale; viene effettuato un clistere e viene richiesta un’immediata consulenza chirurgica e il chirurgo, dopo la visita, ci dimette mettendo per iscritto che non aveva nessuna patologia. Ma la sera stessa, a casa il bimbo vomita e sviene, corriamo nuovamente in ospedale dove viene ricoverato in osservazione e poi dimesso dopo due giorni con diagnosi stipsi ostinata». La situazione non migliora neanche dopo lo svezzamento. Il 2 febbraio le condizioni peggiorano: il bimbo inizia a vomitare, di nuovo la corsa in ospedale, dove i medici dicono che forse si tratta di un malessere momentaneo legato all’influenza. I genitori decidono così di far visitare il piccolo da un noto pediatra lametino. Il dottore si accorge subito, guardando il gonfiore dell’addome, che non si tratta di stitichezza, e suggerisce ai genitori del piccolo di portare con urgenza il bambino all’ospedale “Annunziata” di Cosenza. Il dottore avvisa i colleghi di Cosenza e il bambino viene ricoverato e sottoposto a un primo intervento con clismopaco per scongiurare l’occlusione intestinale già in atto. La situazione era molto grave a causa dell’enterocolite in atto. «Ci viene confermata la diagnosi che il dottore di Lamezia aveva già sospettato – affermano i genitori – la malattia di Hirschsprung, una patologia congenita del colon causata dall'assenza di cellule nervose contenute normalmente all'interno della parete intestinale. Seguono 36 lunghissimi giorni di ricovero, in cui i primi 18 sono stati i più pesanti e difficili perché a causa del ritardo nella diagnosi il bambino ha contratto una grave infezione un enterocolite, che è stata debellata con cura antibiotica». Il 27 febbraio viene eseguito un intervento delicatissimo, che dura 7 ore, effettuato con successo «dalla bravissima equipe del reparto di chirurgia pediatrica di Cosenza: ci sono persone capaci di fare le differenza ne è l’esempio il reparto di chirurgia pediatrica dell’Annunziata di Cosenza. Un grazie a tutti per la professionalità e l’umanità, soprattutto al pediatra di Lamezia per la sua pronta diagnosi che ha permesso ad Alessandro di nascere una seconda volta!».