Il Tar non indietreggia e conferma la necessità di sgomberare le case di Caminia. La sentenza sui ricorsi all’ordinanza dell’8 febbraio 2019 sembra una risposta a tutti i dubbi manifestati dagli occupanti nella recente manifestazione, lasciando poche speranze sulla possibilità di uno spiraglio giudiziario su cui far valere il diritto di rimanere in possesso dei manufatti costruiti. Il presupposto del ricorso era ancora una volta quello della famigerata ordinanza del Consiglio comunale che, negli anni ‘60, aveva invitato gli occupanti a edificare e la diatriba sulla proprietà demaniale del terreno.
Per i ricorrenti poi il Comune di Stalettì non avrebbe avuto titolarità nell’adozione dell’ordinanza di sgombero che avrebbe prefigurato un eccesso di potere, motivo sufficiente, per loro, per chiedere un risarcimento danni. Per il Tar è infondato il ricorso incentrato sull’incompetenza del Comune di Stalettì che si sarebbe limitato a esercitare la potestà repressiva riconosciuta ai Comuni. La sentenza però si spinge oltre e mette una pietra tombale sulla questione legata alla natura demaniale della proprietà su cui sono nate le case, a cui si sono appigliate le speranze degli occupanti delle abitazioni nel tentativo di salvare le costruzioni.
«Perde rilevanza - continuano i giudici amministrativi - qualunque contestazione in ordine alla certezza della natura demaniale della proprietà e alle modalità con cui essa sia stata accertata, mentre assume portata decisiva la circostanza che, nel caso di specie, non vi è alcun dubbio sull’appartenenza pubblicistica dell’area.
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