A Bergamo, estorsioni, prestiti usurai e danneggiamenti ai danni degli imprenditori del settore dei trasporti che non si piegavano al clan, oltre al riciclaggio di denaro. A Cutro, invece, una compravendita “farlocca” mirata a favorire un affiliato della cosca dei Grande Aracri. È la sintesi di quanto ha scoperto dalla Dda di Brescia con l’operazione “Isola orobica” scattata all’alba di ieri con l’esecuzione di 13 arresti (per complessivi 16 indagati) a carico di altrettanti presunti esponenti e fiancheggiatori della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, attiva in Lombardia.
Coinvolti nell’inchiesta Pasquale Arena (fermato a febbraio ma non raggiunto ieri da alcuna misura cautelare) e Salvatore Arena, detto “Caporale” (arrestato ieri), rispettivamente figlio e nipote del boss Nicola Arena, detto “Cicalu”.
Il blitz di ieri mattina eseguito dai carabinieri, rappresenta una prosecuzione dei 4 fermi disposti lo scorso 10 febbraio. L’indagine “Isola Orobica”, ha ricostruito le ingerenze degli Arena nelle aziende bergamasche nel settore dei trasporti delle merci. La vicenda contestualizzata dagli inquirenti riguarda l’investimento fatto da Salvatore Arena e Martino Tarasi nella società “Ppb Servizi e Trasporti” di Antonio Settembrini. Il quale, chiese aiuto agli uomini della ’ndrina per le difficoltà economiche nelle quali versava la sua ditta in seguito all’incendio del 2015 subito da alcuni mezzi per mano degli stessi Arena.
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