Ci sono le continue richieste estorsive subite per mano della cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso di San Leonardo di Cutro; ma anche la minaccia di morte arrivata nel 2004 da «alcune persone di Cutro» che richiesero un ulteriore esborso di 50mila al boss Alfonso Mannolo per ottenere la sua protezione. È stato un fiume in piena Giovanni Notarianni, il proprietario del villaggio “Porto Kaleo” di Steccato di Cutro che nel 2018 si ribellò contro la ’ndrina dei “sanleonardesi”.
L’imprenditore di Lamezia Terme è comparso ieri davanti al Tribunale di Crotone presieduto da Massimo Forciniti come parte offesa e testimone chiave del processo di primo grado scaturito dall’operazione “Malapianta” della Dda di Catanzaro, scattata a maggio 2019 con l’esecuzione di 35 fermi. Per oltre 4 ore, il titolare dello stabilimento turistico, arrivato in aula scortato dai finanzieri, ha risposto alle domande del pm, Andrea Buzzelli, per poi sottoporsi al controesame degli avvocati Gregorio Viscomi e Francesco Gigliotti. Il racconto del teste ha preso le mosse dal 2001, quando subì le prime ingerenze della cosca di San Leonardo di Cutro in seguito alla decisione di rilevare all’asta la struttura balneare.
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