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Catanzaro, i sex worker immuni alla crisi. "In città la domanda è alta"

Viaggio tra le persone che offrono sesso a pagamento

Catanzaro è una città dalle mille sfaccettature. Alcune visibili e colorate altre nascoste ma non per questo non conosciute. Gilda, Samu e Roby (nomi di fantasia) sono due donne e un uomo che, nella quotidianità, rispondono alla domanda di prestazioni sessuali a pagamento che in città non sembrano essersi azzerate nel tempo del coronavirus.
Alcuni momenti intimi sono cambiati durante i mesi di chiusura, altri non sono mai venuti meno. Si definiscono dei “sex worker” perché, ci spiegano, la parola “prostituta” è una etichetta rivolta a chi è costretta a stare per strada sotto scacco dei magnaccia. «La nostra realtà è tutt'altra faccenda. Io e Samu lo facciamo per professione e in piena libertà - racconta Roby - mentre Gilda arrotonda e non di poco il suo stipendio». La cifra che guadagna in media ogni sex worker si aggira dai 5mila ai 7mila euro al mese e in estate la somma aumenta.

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