Crotone, permessi di soggiorno con falsi attestati. "Le associazioni lucravano sui migranti"
Ha retto anche davanti al Tribunale della libertà di Catanzaro il quadro accusatorio che grava a carico degli imputati coinvolti nell’inchiesta “Ikaros” della Procura di Crotone. È quanto emerge dalle motivazioni delle ordinanze con le quali il Riesame ha confermato in alcuni casi, mentre in altri ha revocato e sostituito le misure cautelari disposte nei confronti degli imputati. Su 15 di loro, pende la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore, Alessandro Rho, davanti al gup Michele Ciociola. Le indagini condotte dalla squadra mobile ipotizzano l’esistenza di due associazioni a delinquere (formate da avvocati, poliziotti, mediatori culturali e altri pubblici ufficiali) che, tra il 2017 e 2020, avrebbero lucrato sulle pratiche per i permessi di soggiorno “facili” concessi agli immigrati. Con l’operazione scattata il 17 febbraio, è emerso che stranieri e mediatori, in contatto con i loro connazionali in Iraq o all’estero, fungevano da procacciatori per gli avvocati che, con documentazione fasulla presentavano richiesta per il riconoscimento della protezione internazionale alle Questure di Catanzaro e Crotone. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro