Secondo la Dda di Catanzaro alle elezioni comunali del 2018 sarebbe stato sostenuto da Carmelo Bagalà, 80enne presunto boss con un potere tale da riuscire «a condizionare il panorama e la vita politica» di Falerna e Nocera Terinese. Proprio a Nocera è consigliere comunale Salvatore Grandinetti, indagato a piede libero nell’inchiesta “Alibante”: per lui il Gip Matteo Ferrante non ha concesso la misura richiesta dalla Procura guidata da Nicola Gratteri perché non ha ritenuto sufficientemente provate le accuse di concorso esterno e scambio elettorale politico-mafioso.
C’è un episodio – quantomeno singolare – riportato nelle carte dell’inchiesta. Grandinetti, nelle intercettazioni, si rivolge a Bagalà chiamandolo «zio Carme’», mentre il padre, che è un agente di Polizia municipale in servizio proprio a Nocera, secondo gli inquirenti si trovava nello spiazzo del distributore di carburanti considerato «la base logistica» di Bagalà in un momento considerato cruciale nell’inchiesta.
È un giorno di novembre del 2018 e Mario Gallo, titolare del distributore e ritenuto il «più stretto collaboratore di Bagalà», viene a conoscenza – secondo la Dda grazie alla soffiata del carabiniere-vicesindaco di Nocera Francesco Cardamone – del luogo in cui è stata piazzata una videocamera utilizzata per monitorare il piazzale esterno dell’area. «Mentre si trovava nello spiazzo dell'impianto, in compagnia del figlio, Alessandro Gallo, dell'agente di polizia municipale Grandinetti Fiorenzo Nino, tramite un binocolo osservava in direzione del punto ove era stata occultata la strumentazione tecnica» e, proprio «in quel preciso frangente», in quel punto esatto «si sprigionava un incendio appiccato da terzi soggetti non meglio identificati con l'intenzione di distruggere l'apparecchiatura».
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