«Io non ho mai infangato il mio nome», è quasi un urlo quello dell’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani che ieri nell’aula bunker di Lamezia Terme ha chiesto e ottenuto di essere ascoltato nell’udienza preliminare in corso dinnanzi a gup distrettuale di Catanzaro Francesco Rinaldi scaturita dall’inchiesta “Imponimento” che ha coinvolto 147 persone. Stillitani è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, di essersi appoggiato al clan Anello sia per le sue attività imprenditoriali nel settore turistico sia per la sua carriera politica. Accuse che Stillitani ieri ha respinto con forza. Ha ripercorso tutte le tappe dall’inizio degli anni 80 quando prende in mano l’azienda agricola di famiglia. Ma è nell’86 l’incontro che gli cambia la vita. Entra infatti in contatto con un manager di uno dei più importanti tour operator d’Italia. «Cercava terreni per la realizzazione di strutture alberghiere e così – spiega Stillitani – è iniziata questa collaborazione. Io possedevo un terreno di 30 ettari di cui 15 usati per la realizzazione del villaggio per un investimento di 50 miliardi di lire». Stillitani dice di essere riuscito a vincere anche l’indecisione di alcuni investitori milanesi che temevano la ‘ndrangheta. I lavori infine vengono conclusi e il nuovo villaggio viene dato in fitto al Club Mediterranee. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro