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Falerna, il boss e il business degli immigrati

Il presunto capo clan Carmelo Bagalà avrebbe ricevuto una percentuale sui fondi per l’accoglienza ai migranti

L'hotel Eurolido di Falerna

Quello dell’accoglienza sarebbe secondo la Dda di Catanzaro uno dei tanti affari su cui Carmelo Bagalà avrebbe lucrato. L’80enne ritenuto il «capo storico» della presunta cosca – espressione diretta dei Iannazzo sul territorio di Nocera Terinese e Falerna – è finito in carcere nell’ambito dell’operazione “Alibante” e sull’affaire migranti, non sapendo di essere intercettato, è lui stesso a dire di essere il regista occulto di un’operazione da parecchi soldi. In un dialogo captato dagli inquirenti Bagalà parla dapprima dell’Eurolido, una delle strutture ricettive finite al centro dell’inchiesta, per poi portare il discorso su un’altra, che gli inquirenti indicano nel Residence degli Ulivi, dove tra il 2011 e il 2013 sono stati ospitati migranti sbarcati in Italia in quel periodo. «Quell'altro – dice il presunto boss – dove erano i neri... ha preso 3 miliardi e 200mila euro...e 200 milioni...». Una delle due persone con cui parla aggiunge: «E ne ha speso un miliardo e mezzo ...». E Bagalà precisa: «...e l'ho fatto io!». La chiosa dell’interlocutore è eloquente: «Non solo ti hanno pagato quello che hai fatto ... ma ti sono rimasti anche i soldi ...».

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