La Dda di Catanzaro lo accusa di essere «uno degli imprenditori storici a disposizione di Carmelo Bagalà», presunto boss 80enne che avrebbe coltivato per decenni interessi economici e politici sul territorio di Falerna e Nocera Terinese. Secondo gli inquirenti Vittorio Macchione, architetto 70enne e amministratore di alcune strutture turistiche, sarebbe il professionista di riferimento di Bagalà fin dagli anni ’90 e, sul suo conto, nelle carte dell’inchiesta “Alibante” si parla anche di «documentate collusioni» con «vari appartenenti alle forze dell'ordine, attraverso i quali egli (Macchione, ndr) si garantiva un canale privilegiato per ottenere informazioni relative a procedimenti penali che lo riguardavano o interessavano, riuscendo, inoltre, ad evitare, proprio grazie a tali appoggi, diversi controlli di polizia». L’architetto avrebbe avuto «a libro paga» anche un funzionario del Comune di Nocera coinvolto nella stessa inchiesta, Giovanni Eugenio Macchione, a cui pagava le rate dell’auto per far sì che consentisse di mantenere in attività una piscina che in realtà sarebbe stata abusiva e andava demolita. Difeso dall’avvocato Aldo Ferraro, nel corso dell’interrogatorio di garanzia Macchione ha contestato categoricamente le responsabilità che gli vengono addebitate, fornendo «riscontri documentali» a riprova della «inesistenza di profili di rilevanza penale nella condotta da lui tenuta». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro