Per uno dei due già il Gip di Catanzaro, nell’emettere l’ordinanza, ha negato la misura cautelare richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Per l’altro, invece, ha disposto una misura interdittiva che è stata revocata dopo l’interrogatorio di garanzia.
I fratelli Antonio e Umberto Gedeone restano comunque indagati a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato dall'agevolazione mafiosa – Antonio per entrambe le ipotesi di reato mentre Umberto solo per la seconda – nell’ambito dell’inchiesta “Alibante” che, ormai due settimane fa, ha colpito gli interessi economici e politici del presunto boss Carmelo Bagalà sui territori di Nocera Terinese e Falerna.
Nati a Cosenza, i due fratelli di 53 e 49 anni sono da anni residenti a Cortona e in particolare Antonio, commercialista, viene definito dalla Procura antimafia guidata da Nicola Gratteri come «storico prestanome» di Bagalà, ma lui ha respinto le accuse specificando che non è più amministratore di due delle società al centro dell’inchiesta (“Calabria Turismo” e “Sole”) da dicembre del 2019, ovvero dalla data in cui le due srl sono state raggiunte da interdittiva antimafia.
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