Mentre il governo cerca di rafforzare la sanità territoriale, dando precise disposizioni per il loro potenziamento, accade che un’eccellenza – territoriale appunto – rischi di essere smantellata o meglio, ma la differenza è poca, “declassata” in un semplice centro prelievi. Ancora una volta viene ipotizzata la chiusura del Laboratorio territoriale “ex Inam” a cui si rivolgono annualmente oltre 30mila pazienti (una media di 120-130 al giorno) – provenienti da un vasto bacino: Vibo, Pizzo, Filadelfia e centri limitrofi, Vibo Marina – e che effettua oltre 450mila esami all’anno. Una mole di attività che, dal punto di vista del rapporto tra produttività e costi, si traduce in un bilancio nettamente positivo considerato che il Laboratorio di via Pellicanò è in attivo di oltre un milione di euro. Ma la questione per quanto riguarda il presidio sanitario territoriale – diretto dal dott. Salvatore Dinatolo – non è soltanto di cifre, perché negli anni a fare la differenza è stata ed è anche la qualità del servizio erogato. A testimoniarlo il costante aumento del numero dei pazienti, visto che oggi in base alla produttività la struttura sanitaria “ex Inam” è da considerarsi il secondo laboratorio aziendale, dopo quello dell’ospedale Jazzolino, per saltare in testa alla “graduatoria” qualora in considerazione vengano presi solo i pazienti esterni, quindi non ospedalizzati, che vengono seguiti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro