«La partecipazione ad un summit di ’ndrangheta e la disponibilità ad operare come uomo di fiducia del capo clan nella realizzazione di importanti interessi economici del gruppo criminale». Sono questi due elementi al centro delle dieci pagine con cui i giudici della Cassazione hanno motivato la decisione di confermare la custodia cautelare in carcere per Domenico Scozzafava figura centrale nell’inchiesta Farmabusiness. L’antennista catanzarese (difeso dagli avvocati Andrea e Dario Gareri) è accusato di associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata e porto illegale di arma. Per la Dda di Catanzaro sarebbe stato l’uomo di collegamento tra la cosca Grande Aracri e il mondo istituzionale catanzarese, in particolare l’allora assessore regionale Domenico Tallini.
Confermando la custodia in carcere per Scozzafava i giudici della Cassazione evidenziano che il 40enne catanzarese nel 2014 partecipò a un vero e proprio summit in casa del boss a casa di Nicolino Grande Aracri, nel corso del quale il nipote, Salvatore Grande Aracri, alla presenza di altri affiliati, «aveva discusso in maniera analitica dell'investimento che il sodalizio mafioso voleva realizzare nella costituzione di una società, il Consorzio Farmitalia, che avrebbe dovuto occuparsi del commercio all’ingrosso di prodotti farmaceutici, alle cui iniziative economiche avrebbero dovuto sovrintendere proprio Scozzafava e un altro soggetto».
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