L’apertura del primo museo del paese riporta l’attenzione sulla Grangia di Sant’Anna, l’antica azienda agricola situata nel borgo di Montauro su un pianoro di circa 400 metri che si affaccia sul golfo di Squillace. Un antico possedimento appartenuto ai monaci certosini, oggi sito di interesse storico, al centro di un’opera di recupero passata dalla messa in sicurezza dei resti della grangia, parzialmente distrutta dal terremoto del 1783. Evento sismico che ha però risparmiato parte dei magazzini della struttura di cui gli archeologi attestano un intero piano sotterraneo esistente e mai portato alla luce, capace di conferire al sito storico ancora più importanza. Lo sa bene il sindaco Giancarlo Cerullo che conferma l’ambizione di riaprire la campagna di scavi che, però, il suo Comune non ha attualmente i fondi per affrontare. A quantificare le possibili spese è l’archeologa Chiara Raimondo, guida d’eccezione dell’itinerario montaurese nelle giornate Fai di primavera. La sua ricostruzione parte dal rinvenimento di un arco emerso nella prima campagna di scavi, testimonianza dell’esistenza di un intero piano mai riportato alla luce.
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