Non tutto si è fermato nel tempo del coronavirus. Anzi. Il periodo legato alla pandemia ha ampliato quelle spaccature sociali di cui la città era già vittima e che hanno messo in luce nuove esigenze che, se non risolte, rischiano di diventare emergenze. La povertà è aumentata. Anzi, la povertà è cambiata ed ha generato nuove categorie di disagiati che hanno subìto il fermo delle loro già precarie attività lavorative. «Per affrontare questo disagio – afferma Domenico Mardente, educatore di Fondazione Città Solidale – si sono mobilitate le nostre strutture storiche di accoglienza per adulti che, a lunga o breve permanenza, hanno aperto le porte a uomini e donne che avevano bisogno di un punto di ripartenza, del calore di una casa, di un pasto caldo».
Le nuove povertà individuate da padre Piero Pugliesi
«Questa pandemia ha creato nuove povertà, – dice padre Piero Puglisi presidente di Città Solidale –. A partire da quella di coloro che si sono trovati senza occupazione, fino alla povertà relazionale dei giovani. Questa è l’immagine della nostra città, in cui l’occupazione ha un indice basso e il welfare fatica a dare risposte congrue, efficaci e durature nel tempo. Si possono sicuramente fornire risposte in tale direzione, dando stabilità a quanto ancora vive, o meglio sopravvive, sul territorio».
Leggi l’articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia