Ha contorni tutt’altro che edificanti la vicenda finita al centro dell’inchiesta “Sheffield” che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari interdittive nei confronti del gruppo imprenditoriale della famiglia Argento, oltre che a un sequestro di circa 3,5 milioni di euro e al controllo giudiziario di due società, la Fma Logistica e Trasporti e la Agm Trasporti e Ecologia. Le presunte «condizioni di sfruttamento» a cui sarebbero stati sottoposti oltre 70 lavoratori si intrecciano infatti con alcuni elementi che offrono uno spaccato desolante della realtà occupazionale del territorio. Indagando sulle due aziende di trasporti degli Argento gli inquirenti chiedono e ottengono l’autorizzazione di intercettare le conversazioni tra i dipendenti che venivano convocati nella caserma della Gdf. Nella saletta in cui attendono di essere sentiti, alcuni lavoratori parlano dei professionisti incaricati di redigere le loro buste paga, a cui inoltre telefonano per comunicare «le difficoltà riscontrate nel rispondere ai militari in merito alle effettive prestazioni svolte, non riportate in busta paga». Da queste conversazioni gli inquirenti risalgono a uno studio commerciale che viene anche perquisito e, alla fine, deducono che «i datori di lavoro decidevano, a monte, di corrispondere un determinato ammontare a titolo di retribuzione» e «comunicavano questo dato ai consulenti, i quali elaboravano a ritroso la busta paga, senza avere alcuna contezza delle prestazioni svolte dai dipendenti».
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