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Sant'Andrea, la Cassazione conferma le pene agli aguzzini di Dominijanni - I NOMI

L’imprenditore e testimone di giustizia fu vessato per 25 anni dagli esponenti delle cosche Gallelli e Procopio-Mongiardo

Hanno retto fino in Cassazione le condanne emesse nell’ambito del processo denominato “Scherìa”, scaturito dall’arresto nel 2015 degli aguzzini dell’imprenditore turistico Andrea Dominijanni, titolare del villaggio “Nausicaa” di Sant’Andrea dello Ionio.

La Suprema Corte ha, infatti, dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati, le cui condanne sono così divenute definitive: 16 anni e 6 mesi di reclusione a Vincenzo Gallelli, ritenuto dagli inquirenti il boss di Badolato, 7 anni e 10 mesi ad Andrea Santillo, suo genero, 7 anni e 4 mesi ad Andrea Cosentino (i tre trasferiti in carcere in esecuzione della sentenza), 7 anni e 4 mesi a Fiorito Procopio; 7 anni e 4 mesi Michele Lentini; 7 anni e 2 mesi a Mario Mongiardo e 7 anni e 8 mesi a Gerardo Procopio.

Nel febbraio 2020 la Corte d’Appello aveva confermato le condanne, emesse nella sentenza di primo grado del 28 giugno 2018, per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le indagini, condotte dalla Questura di Catanzaro e dalla Guardia di finanza, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, portarono nell’estate del 2015 all’arresto di soggetti ritenuti vicini alle principali cosche del Soveratese, i Gallelli di Badolato e i Procopio-Mongiardo di San Sostene.

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