Ventisei tombe violate e sette cadaveri prima sezioni e poi distrutti mediante combustione. A mettere nero su bianco i numeri delle salme profanate al cimitero di Tropea sono il procuratore Camillo Falvo e il sostituto Concettina Iannazzo nell’avviso di conclusione indagini – con contestuale informazione di garanzia – notificato ai tre indagati, arrestati lo scorso febbraio e che da qualche settimana hanno lasciato il carcere per i domiciliari. Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di violazioni di sepolcro e soppressione di cadavere, i reati contestati a Francesco Trecate, 62 anni, custode del cimitero di Tropea (avv. Giuseppe Di Renzo) – in questo caso con l’aggravante dell’aver commesso il fatto con abuso dei poteri e in violazione dei doveri derivanti dal ruolo di custode cimiteriale – al figlio Salvatore, di 38 anni (avv. Di Renzo) e a Roberto Contartese, 53 anni (avv. Giovanni Vecchio e avv. Francesco Muscia). Come principale indagato dell’attività svolta dalla Guardia di finanza – con il coordinamento della Procura – viene indicato Francesco Trecate il quale, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il promotore delle vicende consumate nel camposanto della cittadina turistica, con l’ausilio di Salvatore Trecate e Roberto Contartese in qualità di partecipi.
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