Secondo recenti statistiche, nel Vibonese, su una popolazione di poco meno di 163mila abitanti, uno su 4 lavora in nero. Dati che anche Cgil, Cisl e Uil, conoscono bene, e per questo chiedono maggiori controlli. «La denuncia del lavoratore – spiega infatti Fabio Blandino (Filca Cisl) – non sempre è possibile. Registriamo troppe irregolarità nei posti di lavoro, soprattutto in edilizia. E questo incide anche negativamente sulla sicurezza. C’è bisogno di un maggiore impegno dello Stato». Chiara (nome di fantasia) ha meno di 30 anni ed un impiego come commessa: un part-time per tre ore giornaliere. Ma di ore, tra gli scaffali del negozio dove lavora, ne passa almeno il triplo, con una paga mensile di 400 euro. Troppo semplice pensare di ribellarsi e denunciare. «In giro non ci sono molte offerte migliori – spiega – e per questo al momento mi accontento di quello che c’è. Ho bisogno di lavorare, e il poco che prendo me lo faccio bastare». Salvatore (altro nome di fantasia) invece di anni ne ha 55, ed alle spalle una vita passata tra mattoni e cemento. Da anni la sua vecchia azienda ha fallito, lasciandolo senza impiego. «Lavoro alla giornata – racconta – quando c’è qualcosa mi chiamano ed io vado. Senza assunzione, senza contratto. Ho una famiglia da mantenere, e dei figli da mandare all’università. Ma sui cantieri non sono l’unico».