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Trasporto illegale di rifiuti pericolosi a Lamezia, il fuoco fatto appiccare ai minorenni

I carabinieri hanno documentato ciò che avveniva nel campo rom di Scordovillo. Una delle ditte sequestrata aveva come sede legale la baraccopoli dei rom

Tutto documento. Ciò che avveniva nella bidonville di Scordovillo è stato registrato per oltre un anno dalle telecamere di sorveglianza piazzate dai carabinieri sia all’interno che all’esterno del campo rom. Un fiorente traffico di rifiuti speciali e non, che “fruttava” non solo ai rom ma anche ad alcune ditte specializzate nella preparazione dei rifiuti e nel riciclo.

Un sistema collaudato e ben organizzato che è stato però smantellato dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, e dai carabinieri del Gruppo lametino, grazie all’operazione “Quarta chiave” che ha disarticolato un’organizzazione che da decenni gestiva abusivamente un’ingente quantità di rifiuti nel più assoluto disprezzo delle regole. Ventinove le misure cautelari notificate, di cui 15 in carcere e 14 ai domiciliari.

Disposto anche il sequestro preventivo per le organizzazioni aziendali coinvolte: due imprese individuali e quattro società a responsabilità limitata. Gli indagati devono rispondere a vario titolo dei reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, oltre che di furto aggravato e violazione di sigilli. Una vera e propria organizzazione che si occupava della raccolta e del trasporto di rifiuti, in particolare ferro e rame che venivano recuperati bruciando i rifiuti.

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