Tra gli atenei di medie dimensioni peggio di noi fa soltanto l’Università dell’Aquila. L’annuale classifica stilata dal Censis questa volta è risultata spietata con la realtà accademica del capoluogo di regione. A Catanzaro tuttavia non si respira un’aria di rovinosa sconfitta. A risollevare le sorti universitarie è, in effetti, proprio il rettore che ha subito chiarito come «se per tutti gli atenei si levassero gli indicatori legati a internazionalizzazione e occupabilità o anche uno solo di questi parametri sicuramente Catanzaro non sarebbe più la penultima».
L’analisi targata Giovambattista De Sarro, insomma, tende a far primeggiare le luci a partire dalla volontà di considerare il supporto agli studenti con borse di studio. Su questo fronte il rettore è netto: «Catanzaro è la prima delle sedi e ritengo - ha precisato senza remore - che questo sia il migliore aiuto che un ateneo possa dare ai propri studenti».
De Sarro non dispera neppure per quel che concerne i servizi digitali che anzi giudica «buoni» pur promettendo: «Saranno potenziati rispetto agli anni precedenti». La consapevolezza di fondo consiste nella certezza che per risalire la china servono anni, ma la percezione fatta trapelare dal numero uno dell’ateneo catanzarese non è di certo quella di un’università in rovina.
Una classifica piombata sull’ateneo Magna Græcia nel bel mezzo di una lunghissima riunione del Senato accademico, insomma, non sembra aver abbattuto vertici accademici capitanati da un rettore già da tempo al lavoro per potenziare e ampliare il campus e che per quanto riguarda internazionalizzazione e occupabilità, i due parametri che più degli altri hanno trainato verso il basso la media che poi ha imbrigliato Catanzaro al penultimo posto della classifica Censis.
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