Catanzaro, Crotone, Vibo

Domenica 24 Novembre 2024

La storia di Salvatore Curatolo: l’ergastolano laureato con lode. Una "tesi" per sopravvivere

Laurea conseguita in carcere con il massimo dei voti. Salvatore Curatolo, condannato all’ergastolo per reati di mafia e detenuto nel penitenziario “Ugo Caridi” del capoluogo di regione, ieri pomeriggio è stato proclamato dottore in Sociologia con il punteggio di 110 e lode. Alle 16 la discussione della tesi che nonostante si sia svolta in carcere è stata in presenza. Ad andare dal laureando per l’atto finale di un percorso formativo che sa di riscatto è stata però la commissione. L’ergastolo ostativo non consentiva alternative, ma un’organizzazione impeccabile ha comunque reso possibile l’incastro tra il rigido protocollo di sicurezza e una proclamazione arrivata a chiusura di un cerchio che Curatolo ha iniziato proprio in carcere. Una ripartenza fuori dalle sbarre per il primo sociologo che si è laureato nel carcere di Catanzaro non è prevista, ma grazie alla sinergia scattata tra l’ateneo Magna Græcia e il penitenziario “Caridi” non gli è stato in ogni caso precluso un percorso di riscatto tendente alla legalità. Originario di Caltanissetta, Curatolo aprì proprio in Sicilia il suo conto con la giustizia.

“Ergastolo ostativo. Percorsi e strategie di sopravvivenza”

E' il titolo della tesi di laurea che Salvatore Curatolo, sessantacinque anni, condannato all’ergastolo ostativo per reati di mafia, ha discusso ieri, martedì 20 luglio, nella sala teatro del carcere di Catanzaro, conseguendo il voto di 110 e lode. L’uomo ha raccontato se stesso accendendo i riflettori con una consapevolezza facilitata dalla scrittura autobiografica su ciò che gli ha consentito di sopravvivere in senso psicologico e fisico alla detenzione, ventotto anni ininterrotti di reclusione di cui dodici in regime di 41 bis.

Relatore della tesi il professor Charlie Barnao, docente di Sociologia all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e delegato del Rettore per il “Polo universitario per studenti detenuti”. Barnao spiega il metodo dell’autoetnografia al centro di questo lavoro partito dalla descrizione delle regole, dei ruoli sociali, della dimensione culturale delle carceri: “Il metodo dell’autoetnografia - afferma il professore - rientra nell’ambito più generale dell’etnografia. Ma mentre con l’etnografia il ricercatore studia le ‘culture altre’ per comprendere i soggetti al centro della sua ricerca, con l’autoetnografia il ricercatore è nel contempo osservatore e osservato, l’autore e il focus della storia. Lavori autoetnografici di questo tipo - sottolinea ancora Barnao - possono servire a valorizzare aspetti della personalità utili per determinati percorsi di adattamento; ciò può assumere anche una significativa valenza dal punto di vista educativo e rieducativo”.

Il ruolo dell'istruzione nella tesi di Curatolo

“In particolare - prosegue il docente dell’ateneo catanzarese - nella tesi di Curatolo emerge il ruolo centrale dell’istruzione. Per quest’uomo che non aveva neanche la quinta elementare, studiare in carcere e arrivare alla laurea in sociologia è stato un modo per avvicinarsi con nuovi argomenti di discussione alle persone a lui più care”. “La tesi - dichiara ancora Barnao - è frutto di un percorso introspettivo lungo e faticoso”. “Un lavoro - conclude il docente - reso possibile anche grazie alla grande disponibilità e collaborazione dell’istituto penitenziario di Catanzaro, diretto dalla dott.ssa Angela Paravati, e dell’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro con il suo Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia (Diges) diretto dal professor Geremia Romano. Il professor Romano, che è anche presidente del Senato accademico, ha presieduto la commissione di laurea”.

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