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Rinascita Tamberi, chi l’ha operato è catanzarese: “Felice di aver contribuito all'impresa”

Fra le persone che Gianmarco Tamberi, medaglia d’oro ex aequo con Mutaz Essa Barshim nel salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo 2020, ha citato dopo il magnifico risultato c’è quello di Francesco Lijoi, il medico che gli ha permesso di tornare a saltare e vincere, dopo l’infortunio nel 2016.
Il dottor Lijoi è originario di Sant’Andrea dello Ionio, in provincia di Catanzaro, ed è proprio in riva al mare Ionio che in questi giorni sta trascorrendo le sue vacanze, quando lo raggiungiamo per un’intervista. Da sempre appassionato di sport, Lijoi seguiva le imprese di Tamberi, ancora prima di quel drammatico incidente che l’ha costretto a fermarsi. «Quando assieme al padre-allenatore – ha raccontato – è venuto da me, io avevo da poco lasciato l’ospedale di Forlì, nel quale sono stato primario di ortopedia per 16 anni, e lavoravo a Cesena nella casa di cura privata “Malatesta Novello”. Quando l’ho conosciuto, Gianmarco era già stato operato una prima volta, ma purtroppo non aveva risolto i suoi problemi. Così, assieme al mio team, lo abbiamo operato una seconda volta. Abbiamo eseguito un intervento in artroscopia nella parte posteriore della caviglia. La ripresa è stata lunga e difficoltosa, perché ricominciare ad allenarsi e tornare ai livelli precedenti all’incidente non è affatto facile, perché – ha aggiunto Lijoi – alle difficoltà fisiche si aggiunge anche la tenuta psicologica per affrontare lo stress della gara».
Nonostante tutto, Tamberi ce l’ha fatta e l’oro di Tokyo lo ha ripagato della fatica della lunga ripresa. «Gianmarco – ha raccontato il dottore – è un ragazzo splendido. È una persona solare e la sua vittoria mi ha emozionato tantissimo, perché negli anni abbiamo costruito un rapporto di stima e di fiducia. Prima di partire per i Giochi – ha rivelato Lijoi – l’ho visto teso, preoccupato. Gli ho detto: se vuoi vincere, devi tornare a sorridere. Aveva qualche fastidio al tendine, ma nulla di grave. Mentre era in Giappone mi ha scritto che il dolore era passato e che era pronto a gareggiare. Sono felice della splendida gara, dopo cinque anni di sofferenza ha raggiunto il suo obiettivo. È un campione nello sport e nella vita».

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