Dopo i giorni drammatici a cavallo di Ferragosto il fronte degli incendi nel comprensorio lametino - e in particolare sul Reventino - continua a non dare tregua. I Comuni provano a correre ai ripari come possono, emanando anche ordinanze mirate a evitare l’innesco di roghi e il contestuale spreco di acqua, mentre il lavoro di Vigili del fuoco e volontari prosegue instancabile. La mano dei piromani continua però a fare danni incalcolabili in aree verdi che vengono inghiottite dalle fiamme. Se ci sia dietro un unico disegno criminale o si tratti di singoli atteggiamenti delinquenziali è difficile dirlo, la conseguenza però è la stessa: la devastazione dei polmoni verdi della Calabria che, non di rado, rappresenta anche una seria minaccia per la vita delle persone.
Nei giorni scorsi l’avvocato-scrittore Francesco Bevilacqua ha raccontato i roghi che hanno distrutto ettari di vegetazione dal versante Sud del Monte Mancuso fino alle colline che sovrastano Nicastro. Proprio in quest’ultima zona nelle scorse ore si è verificato un nuovo rogo: «Qualcuno – racconta Bevilacqua, naturalista e appassionato di trekking – ha messo fuoco alle sterpaglie su una pendice prima ulivetata, abbandonata dai padroni e dove è ricresciuta la macchia. È un pezzo di campagna posto fra una stradina asfaltata sottostante, da dove è partito il fuoco (ci sono le tracce evidenti) ed una soprastante. La zona è piena di case sparse, alcune abitate altre no».
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