La cosca Farao-Marincola e i clan satelliti condizionavano l’attività amministrativa dei Comuni di Cirò Marina e Strongoli (e secondo la Dda anche di Casabona e Crucoli). Lo mette nero su bianco il Tribunale di Crotone nelle motivazioni della sentenza del processo scaturito dall’inchiesta “Stige” venuta alla luce il 9 gennaio del 2018, che lo scorso 25 febbraio s’è concluso con 54 condanne e 24 assoluzioni. «La cosca cirotana collocava delle persone appartenenti all’organizzazione inserendole nell’amministrazione e sostenendole elettoralmente», hanno scritto i giudici. Il tutto, con l’intento «di ottenere futuri vantaggi» mediante l’imposizione «del fine pubblico perseguito dall’ente» mirato ad assecondare gli «interessi del sodalizio» con autorizzazioni, concessioni, assegnazione di appalti di lavori e servizi. In 2.374 pagine il collegio presieduto da Massimo Forciniti (a latere Elvezia Cordasco e Davide Rizzuti) conferma l’ipotesi accusatoria sostenuta dal pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, secondo il quale il “locale” di ‘ndrangheta avrebbe influenzato le scelte del Comune cirotano per trarne benefici.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro
Caricamento commenti
Commenta la notizia