Intestazione fittizia di beni, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreggiamento reale ed estorsione, sono queste le accuse di cui dovranno rispondere davanti al gup del Tribunale di Catanzaro 14 persone indagate nell’operazione “Coccodrillo” che ha svelato l’infiltrazione delle cosche nel gruppo imprenditoriale Lobello. I sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Debora Rizza e Veronica Calcagno hanno chiesto il rinvio a giudizio per Antonio Capellupo, 46 anni, residente a Botricello; Vitaliano Maria Fulciniti, 44 anni, di Catanzaro; Pietro Garcea, 34 anni, di Catanzaro; Francesco Iiritano, 30 anni, di Catanzaro; Marika Lobello, 22 anni, di Catanzaro; Vincenzo Pasquino, 60 anni, di Catanzaro; Domenico Rotella, 43 anni, di Simeri Crichi; Giuseppe Rotella, 53 anni, di Simeri Crichi; Francesca Rotella, 49 anni, di Simeri Crichi; Pasquale Torchia, 44 anni, di Botricello; Pasquale Vespertini, 39 anni, di Catanzaro; Anna Rita Vigliarolo,43 anni, di Catanzaro, Caterina Garcea, 41 anni di Catanzaro e Luciano Vitale, 54 anni, di Catanzaro. L’udienza preliminare avrà inizio il prossimo 15 ottobre, il collegio difensivo è composto dagli avvocati Jole Le Pera, Valerio Murgano, Pietro Mancuso, Enzo De Caro, Saverio Loiero, Vittoria Versa, Giuseppe Fonte, Gennaro Pierino Mellea, Vitaliano Leone, Raffaele Bruno. Si procede separatamente invece per i tre principali indagati nell’inchiesta scattata nel marzo scorso su appalti e ’ndrangheta. La Dda infatti già a giugno ha chiesto il giudizio immediato per gli imprenditori catanzaresi Antonio e Giuseppe e Daniele Lobello (il padre e i due figli), titolari dell’omonima azienda di costruzioni, tra le più note dell’intera provincia.
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