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Vibo, "Avevo la testa piena di fandonie e ho rischiato di morire: vaccinatevi!"

Il calvario di Michele ricoverato allo Jazzolino per un mese dopo avere contratto il virus

Il signor Michele con i medici che lo hanno assistito

Ha sempre osservato tutte le disposizioni in materia di Covid. Mascherina, lavaggio delle mani, distanziamento. Michele R. si è sempre comportato in maniera ligia ed esemplare ma di vaccino non ne ha mai voluto sentire parlare. Poi, come un fulmine a ciel sereno, dopo aver partecipato a un matrimonio, la comparsa dei primi sintomi. Mai avrebbe potuto pensare al “mostro” che da oltre un anno miete vittime senza fare differenza di età, estrazione sociale o posizione geografica. «Al banchetto sono stato molto attento – racconta Michele – ho tolto la mascherina al tavolo dove ero seduto con i miei familiari. L’unico momento in cui forse ho abbassato la guardia è stato il buffet». E così ha inizio il calvario. Prima la chiamata all’Asp poi il tampone a domicilio e l’amara scoperta «positivo al coronavirus». La terapia per la prima settimana viene somministrata a domicilio ma oltre alla febbre si aggiunge una forte difficoltà a respirare e la tosse insistente. Michele decide allora di chiamare i sanitari che lo visitano e predispongono il ricovero.

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